La Nuova Sardegna

Tribunale

Bancarotta di Moby e Cin: Onorato e figli verso il processo

di Francesco Floris
Bancarotta di Moby e Cin: Onorato e figli verso il processo

La Procura di Milano ha chiuso le indagini sulle spese della compagnia

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Milano La Procura di Milano è pronta a chiedere il processo per bancarotta fraudolenta a carico di Vincenzo Onorato e i figli Achille e Alessandro per la gestione del gruppo Compagnia di Navigazione Italiana - Moby (CIN). I pm Roberto Fontana e Luigi Luzzi hanno chiuso le indagini sugli amministratori delle società marittime che durante le fasi di concordato preventivo, chiesto il 24 giugno 2021, «depauperavano il patrimonio della Cin» privandola della «liquidità corrente per il regolare adempimento delle proprie obbligazioni» con «condotte di dissipazione o distrazione» e un «sistematico drenaggio di risorse finanziarie a favore di Moby» la quale avrebbe dovuto far fronte «agli oneri finanziari» generati dalla stessa operazione con cui la famiglia di armatori napoletani ha assunto il controllo totalitario delle due società. Nel mirino degli inquirenti è finita sia la gestione societaria negli anni della crisi profonda (fra 2016 e 2020) - come l'omesso incasso dei crediti da gestione centralizzata della biglietteria da Moby per 16,2mln , 95 mln di riserve e dividendi distribuite a Moby o il rilascio di ipoteche sulle navi e pegni sui conti correnti a garanzia della stessa - quanto le “scelte” personali della famiglia: tra queste i compensi percepiti da Vincenzo Onorato nel triennio 2016-2018, 3 milioni di euro all'anno come presidente del cda, una cifra ritenuta «manifestamente incongrua» rispetto ai «compensi pagati da società italiane operanti nel settore di dimensioni comparabili» e «irragionevole con riferimento all'andamento economico dell'impresa» che in quegli anni ha manifestato «con progressivo aggravamento uno stato di crisi, registrando perdite di esercizio tra il 2016 e il 2018 per complessivi 34,5 milioni» e un patrimonio netto negativo per 76 milioni di euro già nel 2017. Vi è l'acquisto nel luglio 2017 di un immobile a Milano in Piazza San Babila per 7 milioni di euro, 2 milioni in più del valore di mercato (640mila euro per spese notarili), utilizzato da Onorato per ripianare debiti personali verso le banche nonostante fosse stato falsamente indicato - secondo i pm - da una delibera del cda come immobile di «rappresentanza della società».

La compravendita e la ristrutturazione di Villa Lilium ad Arzachena in Sardegna (4,45 milioni di euro tra 2016 e 2019), ufficialmente sede di rappresentanza e convention, poi utilizzata come casa vacanze dalla famiglia Onorato. Nel «depauperamento del patrimonio» la Procura inserisce anche i 700mila euro per la ristrutturazione di una proprietà a Napoli della madre di Vincenzo Onorato, e altri 700mila per il noleggio di auto di lusso: Aston Martin V8, Roll Royce, Wraith, Mercedes SLK, Range Rover Velar, Maserati Levante. Altri 2,8 milioni di euro per il noleggio di un aero Falcon 2000EX e 400mila per l'affitto di case a Milano. Infine i rapporti “privilegiati” «al fine di favorire le banche facenti parti del cosiddetto “pool finanziamenti bancari”». Secondo gli inquirenti sarebbero stati disposti nel corso del 2019 pagamenti per 54 milioni - di cui 50 a titolo di restituzione del capitale - a vantaggio di J.P. Morgan Securities plc, Goldman Sachs International, Unicredit, Banca Imi, Monte dei Paschi, Popolare di Milano, Banca Popolare e Ubi in violazione della legge fallimentare che vieta di eseguire pagamenti o simulare titoli di prelazione «prima o durante la procedura fallimentare» allo scopo di favorire «a danno dei creditori, taluno di essi».

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