La Nuova Sardegna

Scali e polemiche

Aeroporti, sulla fusione è guerra dentro il Psd'Az

di Giovanni Bua
Aeroporti, sulla fusione è guerra dentro il Psd'Az

Scambi di battute al vetriolo alla presentazione degli elettrobus

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Alghero «Contro la fusione? La gestione pubblica dell’Aeroporto di Alghero non è certo ricordata per i suoi brillanti risultati». «Se si dovessero privatizzare tutti i servizi non gestiti al meglio dalle amministrazioni pubbliche ad Alghero non resterebbero pubblici neppure i vespasiani».

Più che gli aerei volano gli stracci in casa Psd’Az. Con il sindaco sardista di Alghero, Mario Conoci e il presidente del suo partito, l’assessore regionale ai Trasporti Antonio Moro, che ieri ad Alghero, a margine della presentazione dei bus elettrici dell’Arst, hanno messo in scena un batti e ribatti al vetriolo. Oggetto del contendere: la fusione tra Sogeeal e Gesar approvata lunedì dalle assemblee delle società, riconducibili entrambe al fondo F2i, che gestiscono l’aeroporto di Alghero e di Olbia.

Una “esplosione” in parte attesa. L’operazione infatti aveva già creato un’immediata frattura tra Regione, con l’assessore Moro (e il governatore Solinas) che ripetono da giorni la loro assoluta contrarietà, e sindaci, con i primi cittadini di Sassari, Alghero e Olbia che invece sottoscrivono l’idea della gestione unica (precisando che è necessario che la Regione non reciti un ruolo da comparsa ma possa c avere un buon peso specifico all’interno del Cda degli Aeroporti del Nord Sardegna).

Tra loro anche Mario Conoci, unico sindaco sardista “in prima linea” che oltre a dirsi favorevole ha anche lanciato la stilettata sulla «non brillante gestione» della Regione dello scalo Algherese.

Battuta non gradita da Moro, che ieri ad Alghero ha deciso di regolare i conti. E, a freddo, spiega: «Nulla di personale con il sindaco Conoci, la mia era una battuta un po’ colorita che si potrebbe applicare a tutti gli enti pubblici. Il punto è che, se dovessimo privatizzare tutto quello di pubblico che non brilla nel funzionamento, dovremmo consegnare tutto ai privati».

«Per quanto riguarda l’aeroporto di Alghero – continua Moro – devo capire quale è stato e quale potrà essere questo fondamentale apporto dei privati. In uno scalo che è stato costruito con denari della Regione, con il traffico della continuità territoriale che viene pagato direttamente la Regione, e quello delle low cost che viene sostenuto con i contributi dell’assessorato per la promozione. E voglio capire come la Regione, allo stato attuale, possa non recitare un ruolo da comparsa, come chiedono i sindaci, quando è evidente che mancano tutti i presupposti e le garanzie perché venga assicurato il ruolo di vigilanza controllo e garanzia che gli compete».

Sulla frattura politica poi: «La dialettica tra amministratori locali e amministratori regionali è normale e ben accolta. Come quella all’interno del partito. Ma la posizione del governatore, e segretario del Psd’Az, e mia, presidente, mi sembrano ben chiare. Non può che dispiacere che un “nostro” sindaco remi dalla parte opposta in un momento così delicato della trattativa».

«Ribadisco la mia posizione che è stranamente uguale a quella dei primi cittadini di Sassari e Olbia senza averla in alcun modo concordata – replica Mario Conoci – evidentemente abbiamo tutti a cuore il tema e sappiamo bene che, per funzionare, il sistema dei trasporti deve reggersi sul dialogo tra pubblico e privato e non sullo scontro. L’indiscutibile fatto che la gestione totalmente pubblica dell’aeroporto di Alghero non abbia lasciato buoni ricordi è la conferma che il giusto mix tra pubblico e privato è l’unica strada percorribile. E una guerra non può che creare preoccupazione. Chi amministra deve sempre mantenere il sangue freddo, e forse qualcuno sta perdendo la testa, come dimostra la battuta fuori luogo dell’assessore Moro a cui preferisco non replicare. A chi ha responsabilità non sono concesse simili cadute di stile».

Sulla posizione sardista poi: «Da quando mi hanno eletto al primo posto per me ci sono gli interessi degli algheresi e del territorio, poi della coesione della coalizione e infine quelli del partito. Che comunque non è una chiesa, con un sacerdote che dice la messa e gli altri che ascoltano. Ma un luogo dove si dibatte e si prendono posizioni. La mia è chiara, e non è certo solitaria».



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