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In Sardegna temporali sempre più violenti. L’esperto: «Ora ritorna il caldo»

di Claudio Zoccheddu
In Sardegna temporali sempre più violenti. L’esperto: «Ora ritorna il caldo»

Lo spostamento dell’anticiclone africano ha esposto l’isola a forti nubifragi. Il meteorologo Dario Secci: «Non sempre la colpa è dei cambiamenti climatici»

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Sassari Grandine, fulmini, trombe d’aria, piogge torrenziali. Come se all’improvviso fosse venuto via il “tappo” dell’estate torrida che stava surriscaldando l’isola ormai da settimane. Ed effettivamente, con le dovute proporzioni, è andata esattamente così. Anche se sarebbe più corretto sostituire il “tappo” con un “ombrello”, una figura più adatta a rendere l’idea dell’impatto che l’anticiclone africano ha avuto sulla Sardegna negli ultimi tempi. “Caronte”, questo il nome scelto per identificare l’area di alta pressione proveniente dall’Africa, ha lavorato proprio come un ombrello, respingendo le infiltrazioni temporalesche e proteggendo l’isola dal maltempo, sempre che per maltempo non si intendano le giornate vissute a 40 gradi, e più, o le notti che invece avevano minime poco al di sotto dei 30. Poi, quando Caronte si è spostato verso est, l’isola si è trovata senza il suo “ombrello”. E sono arrivate le piogge, anche quelle che prima erano mancate e che, storicamente, avevano sempre interessato l’isola proprio sotto Ferragosto.

L’esperto La conferma arriva da Dario Secci, meteorologo di Sardegna Clima e di Baku Meteo: «Quello che è mancato dal punto di vista climatologico, negli ultimi anni, sono proprio i classici e storici temporali di Ferragosto, a causa della presenza praticamente permanente dell'Anticiclone Africano, che come una cupola di vetro, tiene lontane le perturbazioni o comunque le masse d’aria instabili». Sull’intensità dei fenomeni, la prima cose che verrebbe in mente a un profano del meteo sarebbe la correlazione con i cambiamenti climatici. Gli esperti, però, ci vanno con i piedi di piombo: «L’estremizzazione di eventi come temporali, legata al cambiamento climatico, è ad oggi correlabile per motivi meramente fisici – spiega ancora Secci –: 2 gradi centigradi di temperatura in più sulla colonna d’aria si traducono in una maggiore energia della stessa, maggiore vapore acqueo e quindi maggiore acqua precipitabile, maggiore intensità dei venti di downburst (le folate discensionali, ndr ), maggiori velocità ascensionali, che si traducono in un maggior diametro dei chicchi di grandine, maggiore probabilità di trombe d’aria». Parlando in linea generale, il tema dei cambiamenti climatici, per quanto sia dibattutissimo e spesso venga tirato in ballo per giustificare o spiegare ogni bizza del meteo, non è esattamente una delle cose più facili o comprensibili per i non addetti ai lavori: «L’argomento è infatti ostico e in fase di studi in continua evoluzione, proprio perché è un qualcosa che è in atto, è documentabile, ma non ne conosciamo le conseguenze perché non abbiamo un feedback (un riscontro, ndr ) da studiare». Dunque, se i cambiamenti climatici fossero tangibili, sarebbero una dei quelle cose da “maneggiare con cura prima dell’uso”. Perché nel calderone del meteo impazzito per via del surriscaldamento globale può finirci qualsiasi cosa, come la pioggia che lunedì ha allagato Bosa: «A titolo di curiosità ho dato uno sguardo veloce ai dati di Bosa, trovando una due giorni di pioggia nel luglio 1986, quando tra il 19 e il 20 caddero 142 millimetri di pioggia contro i 130 di ieri. Tra l'altro, cosa molto importante, sono valori misurati dal pluviometro storico situato a Bosa Marina e non Bosa Centro: lunedì a Bosa Marina sono stati registrati “solo” 20 millimetri di pioggia, quindi niente di eccezionale. E non sappiamo quanti millimetri caddero in quel luglio 1986 a Bosa centro, forse più dei 130 millimetri di ieri?». Per non parlare delle tempeste di fulmini come quelle che lunedì si sono abbattute sull’isola: «Non c'è temporale senza fulmini, nel senso che le scariche elettriche sono proprio la discriminante che permette di distinguere un temporale da un semplice acquazzone – spiega il meteorologo –. Il fatto che a Sassari abbia colpito un’abitazione non deve assolutamente stupire: le statistiche sulla probabilità di essere colpiti da un fulmine sono piuttosto inquietanti, lo dico anche per quelli che si ostinano a restare in spiaggia anche quando il temporale è a pochi chilometri di distanza». In questo caso, per evitare incontri ravvicinati con le scariche elettrice sarebbe sufficiente un pizzico di buonsenso, ma considerando le scene riprese un po’ ovunque in Sardegna durante questi violenti temporali di mezzo agosto, forse è necessario che sia un esperto a spiegare che stare in spiaggia prima, o durante, un fenomeno temporalesco possa non essere una pensata degna di nota. Anzi. Quando però il fulmine centra una casa, non si può certo dare la colpa al subumanesimo da spiaggia o alla scarsa preparazione di geometri o architetti in fatto di posizionamento anti temporale: «In realtà dotarsi di un parafulmine non è mai stata una cattiva idea. Diversi edifici in Sardegna, soprattutto pubblici, ne sono già dotati, sotto forma di gabbia di Faraday – dice ancora Diego Secci –. Si tratta comunque di opere costose, sia la gabbia sia l’installazione a regola d’arte del parafulmine, ma sempre consigliate nelle zone e nelle abitazioni a maggior rischio».

Il futuro Quello della condivisione istantanea di immagini e video è già arrivato e ormai è una costante, tanto che sarebbe lecito pensare che l’invadenza di fotocamere e droni possa aver contribuito a sovradimensionare anche i problemi del meteo, perlomeno in termini quantitativi: «Continuo a dire ormai da anni che avere un apparecchio fotografico sempre a portata di mano ha incrementato le possibilità di riprendere fenomeni meteorologici estremi, influenzando inevitabilmente la nostra percezione. Il fatto di non avere documentazione video-fotografica del passato non esclude però la presenza di fenomeni come trombe d’aria, allagamenti o raffiche lineari esistessero anche all’epoca. Non abbiamo filmati del 1700 a dimostrarlo, ma obiettivamente non possiamo escluderlo». Resta da capire, e anche questo è piuttosto complicato, quale piega prenderà il meteo di fine estate: «Al momento possiamo dire che ci sarà una ripresa dei valori di pressione e delle temperature, che si manterranno su valori nella media del periodo, quindi farà caldo – conclude il meteorologo –. Poi resta da confermare una nuova parentesi instabile dal 27 - 28 agosto». Secci, poi, risponde alla domanda delle domande: tornerà l’afa? «Non si prospettano, al momento, importanti ondate di caldo anomalo».

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