La Nuova Sardegna

Le testimonianze

Strage di Nuoro, i vicini di Roberto Gleboni: «Introverso, sembrava un buon marito e padre»

di Alessandro Mele

	Roberto Gleboni 
Roberto Gleboni 

Chi conosceva il killer di via Ichnusa lo descrive come una persona silenziosa ma gentile

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Nuoro Il profilo di Roberto Gleboni, l’assassino senza pietà di via Ichnusa e via Gonario Pinna, sembrava essere quello di un uomo apparentemente normale, un uomo come tutti gli altri. Operaio dell’agenzia Forestas, 52 anni, una famiglia costruita con sua moglie e tre figli di 25, 14 e 10 anni. Lavorava spesso nella vedetta antincendio della pineta di Ugolio come aveva fatto anche nella notte di martedì, prima di mettersi a letto alcune ore prima di compiere la strage. Componente del direttivo territoriale e regionale della Fai Cisl, nella sua lunga militanza sindacale si è speso spesso, così racconta anche qualche suo collega presente ieri sulla scena del crimine, per i diritti dei lavoratori.

Aspetti contrastanti «Gentile, ma quasi sempre in silenzio. Sempre disponibile, ma spesso schivo». Così lo descrivono invece i suoi vicini di casa sia in via Ichnusa che in via Gonario Pinna, dove abita la madre Maria. «Mai una parola di troppo – proseguono –, sembrava essere anche un buon padre di famiglia e un buon marito». «Forse anche troppo silenzioso – aggiungono –, forse questo era il suo aspetto caratteriale più strano. Era sempre per i fatti suoi, non sempre si fermava a scambiare quattro chiacchiere per la strada».

Passione letale Una mira molto precisa, quasi infallibile. Il massacro familiare che ha compiuto ne è la prova più triste. Non è altro che iI risultato a lungo termine della sua passione sfrenata per le armi da fuoco. Pare, secondo il racconto di alcuni presenti sulla scena del crimine, che ne possedesse più di una e che fosse amante degli allenamenti al poligono e più in generale delle discipline sportive legate all’uso delle armi.

Il paradosso «La moglie era innamoratissima di lui, ne parlava sempre benissimo. Si vedeva che era innamorata per davvero. Idem la figlia Martina, gli aveva anche dedicato la sua tesi di laurea». È il paradosso del racconto di chi conosceva meglio Roberto Gleboni tra i suoi vicini di via Ichnusa che non si capacitano di come un amore familiare, a tratti persino anche troppo ostentato, possa essersi trasformato in tragedia.

La cronaca di via Ichnusa e via Gonario Pinna racconta una realtà diversa, di una storia nella quale l’amore non è caratteristica caratteriale dominante di un assassino. Di un cuore probabilmente diviso a metà. Di aspetti che certamente criminologi ed esperti, ma anche gli inquirenti sapranno chiarire meglio nel corso delle indagini e in sede di giudizio. Quella di Roberto Gleboni resta una personalità tutta da chiarire, insieme ai suoi quattro omicidi.

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