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Tre funzionari sardi nel cuore dell’Europa: ecco chi sono

di Luca Urgu
Tre funzionari sardi nel cuore dell’Europa: ecco chi sono

Arrivano da Lanusei, Sedilo e Cagliari e si occupano di antitrust: «Il nostro ruolo non è politico, all’isola manca un rappresentante»

30 settembre 2024
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Nuoro Da diverse legislature ormai la Sardegna non elegge un europarlamentare per via di una legge elettorale che la accorpa con la più popolosa Sicilia (collegio isole), così la bandiera dei 4 mori la sventolano a Bruxelles funzionari preparati, motivati e con un forte spirito identitario. Professionisti che si sono formati in prestigiose università, master, esperienze all’estero prima di venire assunti in uno dei cuori pulsanti della Ue dopo aver superato un concorso per quadri. Tre di loro, Alessio Aresu, Lanusei, 41anni, Giovanni Mameli, 47 anni di Sedilo e Federick Romby, di Cagliari, 40 anni, lavorano alla Direzione generale Concorrenza. Le materie dell’antitrust, i cartelli, gli aiuti di Stato fiscali sono il pane quotidiano da circa tre anni in una città internazionale, dalla vita stimolante anche dopo le ore di ufficio. Unica pecca un cielo spesso grigio e plumbeo e il rumore della pioggia come costante sottofondo per molti mesi l’anno.

Da buoni sardi all’estero appena possono si ritrovano per una birra in centro o uno spaghetto alla bottarga. Spesso si danno appuntamento in place Jourdan da Siendas, ristorante con prodotti isolani dove il buon cibo riesce nel miracolo di mitigare la nostalgia nelle giornate uggiose. «Non avere un rappresentante ci dispiace ovviamente molto. È un vuoto che andrebbe colmato. Noi siamo qui con un ruolo diverso ovviamente e non possiamo di certo sopperire con la nostra attività di funzionari è al servizio di tutto il popolo europeo», raccontano. Studi alla Luiss, alla Bocconi prima dell’attuale incarico hanno lavorato come avvocati in prestigiosi studi in Italia e all’estero. E osservano quotidianamente da Bruxelles le vicende del dibattito politico della loro isola dove hanno gli affetti e, che comunque raggiungono più volte l’anno.

«La Sardegna è una terra che potrebbe migliorare moltissimo e che ha un potenziale inespresso importante. Un gap con le aree più forti che si potrebbe colmare anche facendo tesoro delle politiche europee cogliendo le tante opportunità. Entrando nel concreto investire di più nella digitalizzazione portando più professioni intellettuali verso la Sardegna. C’è già un vantaggio che già esiste, quello della detassazione per esempio per il rientro dei cervelli. Un secondo punto importante è quello delle politiche europee che riguardano il miglioramento della biodiversità con la riforestazione e ovviamente l’investimento energetico», dice Aresu che a questo punto passa la palla al collega Giovanni Mameli che sulla questione ha un personale e originale punto di vista.

«Ho fatto l’avvocato tributarista per 18 anni con il professor Augusto Fantozzi, ex ministro e sull’eolico mi sono fatto un’idea di come si possano evitare sfruttamenti. Storicamente lo strumento fiscale trasforma coloro che sfruttano un territorio in “contribuenti” allo sviluppo dello stesso. È una leva che può usare la Regione che ha autonomia statutaria e può proteggere il bene primario del paesaggio tassando in maniera decisa secondo dei parametri predeterminati (vicinanza ai beni archeologici, visibilità, costa etc) questi interventi rendendo in questo modo meno appetibili gli investimenti più invasivi, che altrimenti rischiano di essere incontrollati e incontrollabili», rimarca il funzionario sedilese sensibile come tutti i suoi paesani alla “febbre” dell’ardia vissuta quest’estate con grande preoccupazione per le tante cadute e l’atmosfera surreale del dopo corsa. Oggi ancora una volta a Bruxelles non c’è l’eurodeputato sardo, ma esiste la consapevolezza e la volontà di contribuire allo sviluppo dell’isola anche secondo altre modalità. «Credo che si debbano costruire e rafforzare le reti informative tra la Sardegna e l’estero perché la presenza fisica di tanti rappresentanti della Sardegna in diverse istituzioni e organismi possono consentire partneriati e forme di cooperazione. Noi siamo pronti a fare la nostra parte nei modi opportuni salvaguardando il nostro ruolo specifico», conclude Federick Romby, il più giovane dei tre che come gli altri sogna un ritorno nell’isola dei padri. Magari con più opportunità ed equilibrio per tutti.

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