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Smart working, sempre più persone felici di lavorare da casa. Scrivici cosa ne pensi

di Serena Lullia
Smart working, sempre più persone felici di lavorare da casa. Scrivici cosa ne pensi

Una ricerca mette in evidenza come il gradimento sia influenzato dall’avere figli o no e dall’età

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Sassari Amato o denigrato. Supportato o ostacolato. Il lavoro agìle, quello da casa insomma, entrato nel linguaggio comune durante la pandemia da Covid con il nome di smart working, è ormai una realtà anche in Italia. Non solo nelle grandi aziende ma anche nelle piccole imprese e nella pubblica amministrazione. 

In una ricerca recentemente pubblicata emergono le differenze legate alla frequenza di utilizzo dello smart working tra chi ha figli e chi invece punta a ricoprire posizioni dirigenziali. Nella fascia d'età 30-34 anni, tra le donne, la scelta del lavoro agile è tre volte più alta tra chi non è madre e chi lo è. La situazione cambia invece nella fascia d'età 45-49 anni, dove le smart worker madri superano le donne senza figli e le curve si invertono. Dopo i 50 anni, il lavoro da remoto declina e tende a stabilizzarsi.

Boom pandemia Interessanti sono poi i dati dell’Osservatorio Smart Working, la piattaforma online delle Ricerche degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano​. Le persone che hanno lavorato da remoto nel 2020 sono state 6,58 milioni (praticamente 1/3 dei lavoratori dipendenti italiani). Il numero di smart workers è però diminuito nel biennio successivo, complice la fine dello stato di emergenza, i provvedimenti per il ritorno in presenza nelle pubbliche amministrazioni e il termine dello smart working mediante il regime semplificato nel settore privato. «Nel 2023 – spiegano dall’Osservatorio –  invece, si è assistito a un sostanziale consolidamento del fenomeno».

In totale i lavoratori agili complessivi sono quasi 3,58 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,57 del 2022 (e superiore del +541% rispetto ai dati di prepandemia).

Grandi aziende Gran parte dei lavoratori da remoto in Italia opera nelle aziende più affermate e strutturate. Nel 2023 sono state 1,88 milioni. Rispetto al 2022 numeri in crescita, essendo stato implementato nel 96% delle aziende.

Piccole medie imprese Anche tra le Pmi è cresciuto l’interesse per il lavoro agile negli ultimi anni. L’Osservatorio rivela che «nel periodo pandemico ben il 58% delle piccole e medie imprese aveva esteso la possibilità di lavorare da remoto ai propri dipendenti. Nel corso del 2021 e del 2022 le iniziative sono diminuite drasticamente, contando nel complesso 510.000 smart worker (meno della metà rispetto al 2020)». Il 2023 ha visto un lieve aumento: oggi sono 570.000 i lavoratori agili e coinvolgono il 56% delle organizzazioni.

Diffuso lo smart working informale Secondo i dati dell’Osservatorio, le iniziative “mature” di lavoro agile sono solo il 15%. Negli altri casi, si può parlare di smart working informale. I datori di lavoro consentono cioè il lavoro da remoto senza intervenire su altri aspetti.

Pubblica amministrazione Molto utilizzato durante la pandemia, il lavoro agile applicato negli uffici della pubblica amministrazione ha subito una diminuzione, passando da 570.000 a 515.000. 

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