I presidi: «Sapere Rosa rosae non basta. Troppo poco un’ora di latino»
Il dirigente Massimo De Pau: «Non assistiamo a una rivoluzione»
Sassari C’è chi, guardando con la lente d’ingrandimento, non vede un cambiamento così drastico. «Non è una rivoluzione» questa scuola voluta dal ministro Valditara e che entrerà in vigore dall’anno 2026-2027. Il riferimento è alle prime indicazioni arrivate, che cambiano gli approcci alla storia, alla letteratura e reintroducono il latino, anche se come opzione facoltativa, già alle scuole medie.
Scuola e società Parte proprio da quest’ultimo punto Massimo De Pau, dirigente scolastico dell’istituto tecnico Satta di Macomer, presidente regionale dell’associazione nazionale presidi. Dice: «Se l’idea era dare vigore al latino per sviluppare competenze trasversali, sono d’accordo. Viviamo in una società complessa dove c’è bisogno di saper leggere un testo e di usare la logica». Dalla sua esperienza dietro la cattedra tira fuori gli anni passati al liceo scientifico, «e posso confermare che latino e matematica, per dire, sono correlati». Si tratta di un discorso di mente aperta e abituata al ragionamento verticale. Osare di più Anzi, rincara la dose De Pau, «se l’idea è davvero di rafforzare questi aspetti, un’ora di latino facoltativa non so quanto possa servire – riflette –. Insegnare solo Rosa rosae potrebbe non servire a niente. Sono d’accordo ma una cosa, se si fa, va fatta per bene». Il dirigente dei dirigenti sardi, chiamato a pensare una personale evoluzione dell’istruzione, osserva: «Sono convinto che serva puntare sulle materie trasversali, più che aggiungere discipline». Una cosa è certa: «Il tipo di scuola che abbiamo non permette di far fronte alla società complessa, e non complicata, come quella in cui viviamo». Indicazioni Il suo omologo nazionale, il presidente dell’associazione dei presidi, Antonello Giannelli, prima fa una precisazione: «Si tratta di indicazioni nazionali, dato che i programmi scolastici in Italia non esistono da decenni e alle scuole si inviano indicazioni nazionali, necessariamente generiche, e poi saranno le stesse scuole a organizzarsi, ognuna a modo proprio». E poi ricorda: «Le indicazioni nazionali attualmente in vigore risalgono al 2012 ed essendo passati 13 anni è doverosa una revisione, quindi ha fatto benissimo il ministro a rivederle. Erano state ritoccate anche nel 2018, ma poco. Da tenere presente, inoltre, che le indicazioni vengono elaborate da una commissione». Da parte sua, il ministro Giuseppe Valditara in queste ore si dice soddisfatto: «Mi fa piacere si sia aperto un grande dibattito culturale, era ora e per questa iniziativa è già un primo successo». La bibbia Aspra la reazione di Federconsumatori sull’introduzione della bibbia tra i testi di studio, motivata come conoscenza di un testo influente: «Appare, nei fatti, una scelta arbitraria, di chiaro stampo nostalgico e conservatore che peraltro non tiene in alcuna considerazione testi di riferimento di altre religioni altrettanto rilevanti nel quadro della storia dell’umanità». (p.ard.)