Rinnovabili, la Sardegna è maglia nera negli obiettivi green 2030
Il report della Fimser: «La moratoria sulle aree idonee ha rallentato la transizione». Il deficit: «Mancano 192 megawatt da installare, solo la Puglia va peggio di noi»
Sassari Esiste davvero l’assalto eolico? Come è messa la Sardegna rispetto agli obiettivi 2030 nella transizione alle rinnovabili? La Fimser, ovvero la Federazione italiana mediatori sociali energie rinnovabili ha provato a fornire delle risposte. È partita dai documenti Terna per verificare se l’isola sta riuscendo a stare al passo con le normative europee e ministeriali e quanto è in ritardo sulla tabella di marcia della transizione energetica.
Il decreto Fratin Fer2 di giugno indica anno per anno, sino al 2030, anche per la Sardegna le tappe da rispettare per la transizione da rinnovabili. L’isola dovrebbe installare una potenza minima di 34 mw nel 2021, 175 nel 2022, e poi a salti 998 nel 2024, 2980 nel 2027, sino ad arrivare a 6264 nel 2030. «In verità il totale che resta da installare nei prossimi 5 anni è di 5.458 mw – puntualizzano gli esperti della Fimser – infatti 938 mw sono già stati realizzati tra il 2020 e il 2024». Sommando impianti già installati e quelli ancora da realizzare, il decreto Fratin pone il traguardo di 8906 mw. Questa è la potenza complessiva individuata per la nostra regione per l’obiettivo 2030. E ogni regione italiana, esattamente come la Sardegna, ha un cronoprogramma di passaggio alle rinnovabili da rispettare.
«La Sardegna, nella classifica che delle regioni italiane che stanno al passo con la tabella di marcia green, ancora arranca nelle ultime posizioni». Infatti analizzando il deficit in termini di megawatt non ancora installati al 31 gennaio del 2024, la quota mancante è di 186 mw. «Questo fardello – spiega la Fimser – ce lo ritroveremo nel 2025, perché ai 555 mw previsti per l’anno in corso, dovremo aggiungere i 192 non realizzati nel 2024». Solo la Puglia è ancora più indietro della Sardegna, perché mancano ancora all’appello 316 mw rispetto al target. Non sono messe bene nemmeno la Calabria (-163), la Basilicata (-128), l’Abruzzo (-88), ma sull’altro versante ci sono altre regioni virtuose che hanno una dotazione di impianti da fonti rinnovabili superiore rispetto agli obiettivi prefissati. È il caso di Lazio (+963 mw), Lombardia (+546), Veneto (+326) e altre. La Sardegna in termini di ritardo ha pagato lo stand by imposto dalla moratoria regionale, che ha sospeso l’installazione degli impianti in vista della predisposizione delle aree idonee. «Se non ci si metterà al passo con il cronoprogramma – prosegue la Fimser – entro il 2030 non si riuscirà ad installare e avere una potenza complessiva di 8.906 MW. In altre parole c’è il rischio di incappare nei poteri sostitutivi dello Stato, con possibile apertura di una procedura di infrazione, contro l’Italia».
Nonostante in una delle tante bozze preparatorie della legge approvata a dicembre, fossero inserite alcune indicazioni sulle percentuali di ogni tipologia di impianto (percentuali non presenti nella legge approvata), ad oggi non è chiaro quanti MW di fotovoltaico, quante turbine di eolico on-shore e off-shore potranno essere realizzati. «La Fimser non si stancherà mai di ribadire – concludono i tecnici – che in base ai vincoli dell’attuale legge, a parte le Comunità energetiche e autoconsumo, è praticamente impossibile realizzare qualsiasi tipologia di impianto, in particolare eolico, a differenza di quanto avviene in tutte le altre Regioni d’Italia. Questa legge porterà inevitabilmente ad una serie di contenziosi risarcitori di proporzioni enormi, con il rischio di prosciugare le casse regionali».