Al San Martino di Oristano i pazienti si ricoverano in pronto soccorso
Serusi (Asl5): «Un ricovero temporaneo per alleggerire i reparti»
Oristano All’ospedale San Martino di Oristano le visite nei reparti vanno avanti senza problemi o polemiche all’ora di pranzo. E anche, commentano nei corridoi, durante il turno serale. Barelle con pazienti parcheggiate negli anditi non ce ne sono. O almeno così sembra in una situazione idilliaca ma che ha tutto il sapore del benessere temporaneo. Infatti, neanche l’ospedale San Martino di Oristano, in realtà, si salva dalla piaga dei pochi posti letto nei reparti per i ricoveri. Semplicemente tampona l’emergenza con una soluzione cuscinetto che tra l’altro non sempre funziona.
Lo ammette senza problemi il direttore generale della Asl 5 di Oristano, Angelo Maria Serusi: «Dire che qui il problema del sovraffollamento non esista sarebbe come dire una bugia – commenta interpellato sul tema –. Semplicemente salta meno all’occhio perché, per quanto riguarda l’ospedale San Martino, su indicazione di chi guida il Pronto soccorso, abbiamo studiato una soluzione cuscinetto. Sostanzialmente, nell’area della struttura dedicata all’emergenza-urgenza, abbiamo istituito uno spazio di osservazione preventiva, della durata di 24 o 48 ore, che ci consente, almeno in parte, di razionalizzare eventuali emergenze numeriche».
Come funziona: «Non è altro – spiega ancora Serusi –, che un’articolazione interna al Pronto soccorso, grazie alla quale nei confronti del paziente viene attuato un programma di osservazione intensiva in grado di fare da filtro alle emergenze nei reparti. L’utente, in sostanza, viene trattato grazie al lavoro dei medici della struttura di emergenza e non deve rinunciare alle consulenze degli specialisti».
Ma anche l’area di ricovero temporaneo può entrare in crisi: «Purtroppo si – conferma il direttore generale della Asl 5 di Oristano –, soprattutto se le altre unità di Pronto soccorso del territorio, come ad esempio quella di Sanluri, entrano in sold out, oppure subiscono qualche problema tecnico. A quel punto, tutti i pazienti convergono al San Martino e questo può diventare un problema serio».
Anche al San Martino, dunque, ci sono reparti che soffrono più di altri la questione affollamento. «Medicina ad esempio – dice –. Ma perché è l’unità che raccoglie più utenti quando ci sono da fare accertamenti precisi su patologie non chiare».
I pazienti ricoverati negli anditi, dunque, ogni tanto si possono trovare anche al San Martino. «Si, ma è un falso problema – conclude Serusi –. Bisogna smetterla di pensare che il paziente non sia assistito comunque anche se non si trova dentro una stanza. È necessario superare il concetto idealistico di reparto. Non cambia niente, rimango convinto che sia importante solo che l’utente riceva le cure necessarie».