Aree idonee, è gelo tra Governo e Regione
Ministro e governatrice restano fermi nelle loro posizioni. Da mercoledì 5 febbraio la parola al Tar del Lazio e poi alla Corte costituzionale
Cagliari La partita non è più politica. Verrà decisa dai giudici, in questo caso amministrativi, per arrivare sino alla Corte Costituzionale. E così il confronto tra Regione e Governo sulle aree idonee si abbassa di tono. La nota della Regione parla di «confronto utile e costruttivo pur nella consapevolezza delle differenti posizioni» e «passaggio necessario per il superamento delle centrali a carbone». La nota congiunta della presidente Todde e dell’assessore Cani si chiude con la conferma della « volontà della Regione di rispettare gli obiettivi del Pniec continuando a tutelare gli interessi della Sardegna».
Tre passaggi che puntano a non aprire nuovi fronti di polemiche e che, da parte Regione, puntano a ridurre lo scontro sulle aree idonee col governo spostando il tiro sull’altro dossier collegato a questo: il metano e il suo arrivo nell’isola. Regione e Governo sanno che sin dalle prossime ore i giudici interverranno pesantemente su una delle due colonne che reggono il sistema delle rinnovabili nell’isola: il decreto Pichetto Fratin dello scorso 21 giugno (l’altra è la legge regionale 20 del 5 dicembre).
Mercoledì prossimo il Tribunale amministrativo del Lazio deciderà sulla richiesta di una società privata, operante anche in Sardegna, per la riduzione dell’efficacia del decreto del governo sulle Regioni. Il decreto dava a tutte le regioni possibilità di intervenire sulle aree idonee. Il Consiglio di Stato, lo scorso novembre, ha accolto il ricorso e ha sospeso solo un punto del decreto, proprio in attesa del pronunciamento del Tar. Se i giudici di primo grado dovessero accogliere il ricorso del privato, gli spazi di manovra per le Regioni si ridurrebbero ulteriormente. Se lo dovesse respingere, le scelte più importanti sulle rinnovabili passerebbero da Roma alle Regioni. Un passaggio fondamentale che preoccupa non poco il governo, perchè tutte le Regioni, anche basandosi sulla legge sarda, chiedono più autonomia nelle scelte su dove e come insediare gli impianti di rinnovabili.
Lo stesso giorno la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla legge di moratoria, la 5, in vigore dal 3 luglio scorso al 5 dicembre, quando venne sostituita dalla legge- quadro. I giudici potrebbero pronunciarsi per il venir meno del contendere, verificando però se la legge di moratoria ha prodotto un qualche effetto giuridico. Nel caso di una sua incostituzionalità, e le parole della Corte saranno importanti anche per il successivo ricorso, alla legge regionale principale, che deve essere ancora redatto, tutti gli effetti puntuali e riconosciuti della moratoria verrebbero annullati.
Regione e Governo, tenendo bassi i toni puntano anche a facilitare la chiusura del dossier energia, con la riscrittura del Decreto Draghi. «La Regione ha confermato le modifiche al piano di infrastrutture per l’approvvigionamento del gas». Questa la frase centrale della nota, che avvia nella prossdima settimana, a Cagliari e a Roma una serie di incontri operativi per rimettere in moto dopo anni di stasi, il cantiere del metano. Il progetto voluto dalla Regione, a cui il ministero non si oppone, prevede il collocamento di una nave-rigassificatrice a Porto Torres, le cui dimensioni dipenderanno dalla volontà di Ep di realizzare una centrale a gas e che serirà comunque il nord-ovest dell’isola; un ampliamento dei depositi costieri a Oristano con una nave più piccola ormeggiata; il collegamento Oristano-Sud Sardegna via tubo, in pratica la mezza dorsale, tratto sud, per rifornire le aree industriali e urbane del Cagliaritano e di Portovesme, e un collegamento con le altre aree via gomma. L’obiettivo della Regione, non dichiarato, è collegare politicamente il dossier gas alle rinnovabili.
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