Siccità, l’isola a secco: 2mila aziende agricole rischiano il futuro
Nurra nel dramma: la campagna irrigua non può partire. Il Consorzio di bonifica chiede la connessione dei bacini
Sassari Sono passati ormai venti giorni dalla grande adunata di Guardia Grande ma la situazione delle campagne della Nurra non è cambiata: non sono arrivate le grandi piogge che risolverebbero l’emergenza, le soluzioni tecniche non ci sono nonostante altri incontri ai vertici svolti a Cagliari e il risultato finale è che la campagna irrigua non è ancora partita. Duemila aziende sono ancora bloccate e le prospettive sono terribili perché dietro ogni azienda ci sono le famiglie e soprattutto non è così semplice trovare soluzioni tampone perché ognuna ha le sue esigenze.
Poche gocce Qualche piovasco in queste tre settimane in realtà c’è stato ma a spegnere le illusioni sono i dati illustrati da Gavino Zirattu, presidente del Consorzio di Bonifica della Nurra e dell’Anbi, l’autorità regionale che riunisce i diversi Consorzi dell’isola: «Sono entrati 500mila metri cubi d’acqua nel Temo e 100mila nel Cuga, praticamente nulla – dice sconsolato –. Sinceramente sono molto preoccupato, le aziende sono in ginocchio. Penso anche a grosse realtà come Sella&Mosca e Santa Maria La Palma, che ha settecento ettari di vigneti da irrigare. Le vigne sono le coltivazioni più a rischio, ma non solo, anche il mais e perfino gli oliveti rischiano di vivere una stagione disastrosa. Ci sono anche situazioni particolari che forse non tutti conoscono e che invece rischiano: le colture di primo impianto, come per esempio le vigne appena assegnate con le quote, o vengono irrigate subito nel modo giusto oppure rischiano di andare in malora. E poi c’è chi ha investito nelle macchine agricole con esposizioni bancarie importanti che ha bisogno di recuperare subito altrimenti salta in aria l’azienda. Insomma, tantissime situazioni a rischio da gestire ma io in questo momento non me la sento di dare il via alla campagna irrigua. Non me la sento perché non ci sono le condizioni, sono davvero preoccupato».
Soluzioni difficili Tornando all’incontro di Guardia Grande, che aveva visto nella borgata della Nurra il confronto fra i titolari delle aziende, i rappresentanti delle associazioni e numerosi amministratori pubblici, una delle soluzioni più gettonate era quella delle acque reflue ma Zirattu spegne gli entusiasmi dando il giusto valore a questa soluzione: «Ammesso che davvero si riesca ad attivare tutto il sistema, sono comunque le uniche acque che abbiamo a disposizione e da sole non possono bastare – spiega –. In più si portano dietro un problema e cioè che non sono in grado di garantire un flusso continuo, come invece serve alle aziende. Tanto per spiegare, nei giorni scorsi l’impianto di Alghero si sarà fermato dieci-quindici volte. Un’altra soluzione è quella di prendere l’acqua dal Coghinas ma in questo momento ci sono lavori e quindi non è praticabile. Insomma, le piogge in questo momento sono l’unica soluzione all’emergenza».
Tutto fermo Il presidente del Consorzio spiega poi perché non si sente di poter dare il via alla campagna irrigua: «Abbiamo avuto un’esperienza infelice nel 2017 e non ho nessuna intenzione di ripeterla. Ci dissero che prendendo l’acqua da diversi posti, un po’ qui e un po’ là, ce l’avremmo fatta ma la realtà fu drammatica. Perché i conti a tavolino non funzionano quando poi si traducono sul campo, ci trovammo ad avere a che fare con una serie infinita di problemi tecnici e situazioni che ci insegnarono sicuramente molte cose ma ci misero anche in difficoltà. Sinceramente non me la sento di rischiare di ripetere l’esperienza».