Moby Prince, i familiari delle vittime: «Indignati, siamo tornati indietro di anni»
I presidenti delle associazioni Luchino Chessa e Nicola Rosetti: «Dal procuratore affermazioni sconcertanti»
Sassari «Ascoltando la audizione del nuovo procuratore della Repubblica di Livorno alla commissione parlamentare di inchiesta sul disastro della nave Moby Prince, ci è sembrato di essere tornati indietro al 1991. Le affermazioni di oggi del Procuratore sono particolarmente sconcertanti. Dopo 34 anni, il dottor Agnello è tornato a parlare di nebbia come possibile causa della collisione tra la petroliera Agip Abruzzo e il Moby Prince. Un traghetto troppo veloce che con una rotta lineare centra la petroliera ancorata in zona interdetta all’ancoraggio e con la prua a nord. Scenari oramai superati e che attribuiscono la responsabilità della più grave tragedia della navigazione mercantile italiana e la più grande strage sul lavoro alla condotta imprudente dell’equipaggio del traghetto”. Lo dicono i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140).
«Il dottor Agnello supporta le sue affermazioni - proseguono Chessa e Rosetti - in particolare sulle dichiarazioni dell’unico sopravvissuto del Moby Prince, il mozzo Alessio Bertrand, che ha modificato numerose volte le sue deposizioni; e comunque riferisce della presenza di nebbia solo successivamente il 10 aprile e non per averla vista ma perché gli è stato riferito da un altro membro dell’equipaggio subito dopo la collisione. L’unica cosa reale della storia del Bertrand è quanto successo quando è stato recuperato dalla barca degli ormeggiatori, dopo più di un’ora dalla collisione, ai quali ha riferito di persone ancora vive a bordo; questi prima hanno urlato sul canale di emergenza quanto detto dal mozzo poi, dopo il passaggio del Bertrand su una motovedetta della Capitaneria, hanno detto che erano tutti morti. Il dott. Agnello confida che tutti siano morti in poco tempo, ma le perizie della prima commissione parlamentare del Senato hanno evidenziato senza dubbio una sopravvivenza di ore per molte persone, e ipotizza che se i soccorsi fossero stati adeguati non avrebbero recuperato persone vive. Siamo tornati indietro di anni. Ci auguriamo che la Commissione di inchiesta tutta non tenga conto delle varie suggestioni, da chiunque provengano, e degli scenari emersi da questa audizione che fa solo male alla ricerca della verità e che vada per la sua strada. Chiediamo alla Commissione, dopo avere convocato in audizione i due procuratori, come intende procedere».