Graziano Mesina, dai primi reati di gioventù all’ergastolo e la libertà
L’ex primula rossa, 42 anni trascorsi in carcere, tentò di evadere 22 volte
Sassari Penultimo di dieci figli, dal Supramonte di Orgosolo al carcere, dal quale Graziano Mesina tentò 22 evasioni. Gliene riuscirono dieci. I suoi problemi con la giustizia cominciarono fin dall’adolescenza quando quattordicenne, era il 1956, Grazianeddu viene arrestato dai carabinieri per porto abusivo d’arma. Quattro anni dopo, 1960, le manette scattano per la seconda volta per spari e danneggiamento di opere pubbliche. Tra i quattordici e i vent’anni, comincia a commettere i primi reati: porto abusivo d’arma, oltraggio a pubblico ufficiale, spari in luogo pubblico, danneggiamento, evasione. Il fatto che lo porterà alla sua prima latitanza, dando inizio alla carriera di bandito, è l’accusa di omicidio, infondata, rivolta ai fratelli quando lui è rinchiuso in carcere. Morto ammazzato, viene trovato in quei giorni il cadavere del possidente di Berchidda Pietrino Crasta, proprio al confine con un muraglione a secco di un terreno della famiglia Mesina. Solo successivamente rimane coinvolto nella faida che oppone la sua famiglia a quella della famiglia Mereu. Il 24 dicembre del ‘61 tenta di uccidere Luigi Mereu. Il 13 novembre entra in un bar di Orgosolo e uccide Andrea Muscau. Viene consegnato ai carabinieri, poi condannato a 24 anni di carcere.
La prima evasione: l’11 settembre 1966 fugge dal carcere di Sassari e si dà alla macchia nel Supramonte di Orgosolo con un altro detenuto spagnolo. Da qui, un anno dopo, il conflitto con i carabinieri in cui viene ucciso l’altro fuggitivo. Mentre Mesina – è 26 marzo 1968 – viene catturato in un posto di blocco vicino a Nuoro.
E’ in questi anni che Mesina comincia a diventare un personaggio nel mondo del banditismo sardo: in Questura lo attende una folla di giovani studenti, al suo arrivo esplode un applauso come fosse una star della Tv. Nel 1972 la condanna all’ergastolo per cumulo di pena. Negli anni successivi cominciano le evasioni. L’occasione è data dai permessi, non torna in carcere: evade dal carcere nell’agosto del 1976 e nel 1977. Anche nell’aprile del 1985 non rientra da un permesso e viene catturato a Vigevano una settimana e dopo. Nell’ottobre 1991 ottiene la la libertà condizionata. Nel 1992, durante la vicenda del sequestro del piccolo Farouk Kassam, in Costa Smeralda, Graziano Mesina viene dato come mediatore, durante uno dei suoi permessi, nel tentativo di trattare la liberazione con il gruppo di banditi sardi responsabili del sequestro del bimbo rapito a Porto Cervo il 15 gennaio e liberato a luglio. Nel 1993 per Mesina torna l’ergastolo: il tribunale di sorveglianza revoca la concessione della libertà condizionale dopo il ritrovamento di un Kalašnikov e altre armi da guerra nel caseggiato astigiano di Mesina, che viene arrestato insieme ad altre due persone. Il 25 novembre 2004, dopo la grazia concessa dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, su impulso del Ministro della giustizia, Roberto Castelli, Mesina lascia il carcere di Voghera per fare ritorno da uomo libero nella sua Orgosolo.