«I fischi e gli insulti fuori dalla festa dei Candelieri»
Unanime levata di scudi in risposta all’accorato appello fatto dall’Integremio L’aria però rimane elettrica e in molti temono che la contestazione esploda
SASSARI. Da una parte preoccupate condanne e accorati appelli, dall’altra i soliti sberleffi e l’invito al sindaco e alla sua giunta a «portarsi l’ombrello». Fa discutere, e molto, l’appello dell’Intergremio a non trasformare la Faradda in un ring dentro cui far esplodere rivendicazioni e malumori. E, memori del caos della scorsa edizione, quando dai fischi più o meno organizzati, si è passati a sfiorare varie volte lo scontro fisico, sono molti che appoggiano l’invito rivolto alla città dal presidente dei gremianti Salvatore Spada e dal segretario Fabio Madau.
Ma, nonostante una praticamente unanime difesa della “sacralità” della Discesa, appare evidente a tutti che l’aria è elettrica. E che una serie di contestazioni più o meno organiche in corso sull’operato della giunta (su tutte quella per le piste ciclabili) rischiano di mischiarsi con un più indistinto malcontento nei confronti della classe politica in genere e degli amministratori in particolare, creando un mix esplosivo che potrebbe deflagrare proprio la sera dei Candelieri.
«È evidente – sottolinea Gianfranco Ganau – che la situazione è complicata. A me, che di discese ne ho fatte nove, questa pseudo-tradizione dei fischi non è mai piaciuta. Penso che il sindaco per sua natura è sempre in mezzo ai cittadini, che hanno tutti i modi e mezzi per contestarlo senza dover aspettare la sera dei Candelieri. Ci sono altri momenti e strumenti per giudicare un sindaco senza rovinare una festa, la sua sacralità, ma anche la sua goliardica cionfra. Che però è divertimento e non rabbia». Un discorso che velocemente va oltre i Candelieri: «È evidente che la preoccupazione vera – sottolinea il presidente del consiglio regionale – è per il rapporto deteriorato tra la politica e i cittadini. Con i sindaci che finiscono per essere i parafulmini di risposte che non arrivano e che a loro nemmeno competono. Io penso che si possa far ragionare i gruppi di “fischiatori” organizzati. Ma che intervenire sul più generale malcontento sia cosa decisamente più complessa».
Più articolato il giudizio del capogruppo del M5S in consiglio comunale Maurilio Murru, non tenero nei confronti del primo cittadino durante la Faradda 2015, quando il suo gruppo contestò il “banchetto Vip” a Palazzo di Città: «Il richiamo dell’intergremio suona tanto come un giudizio anticipato sull’operato del sindaco e sul dissenso che la città vorrà esprimere – spiega –. Io mi sarei limitato a un semplice appello diretto alla pura osservanza della tradizione e del rito religioso. Noi comunque prendiamo le distanze da qualsiasi manifestazione che esula dalla celebrazione del rito e della festa di Sassari e dei sassaresi. Crediamo anche che non si possa impedire ai cittadini il diritto-dovere di esprimere nelle forme civili il malcontento, verso una azione amministrativa deludente che deve assolutamente svegliarsi e occuparsi di una città che sta piano piano perdendo, se non lo ha perso, quel tipico spirito sorridente e cionfraiolo».
Al rispetto delle tradizioni invita Antonio Arcadu, direttore dell’ex Azienda di Soggiorno e oggi vicepresidente di Italia Nostra, oltre che membro storico della commissione che assegna il Candeliere d’oro, e tra i più accesi contestatori del sindaco sulla faccenda Ciclabili: «I Candelieri sono patrimonio Unesco. Ed è stato un cammino lungo quello che ci ha permesso di arrivare a questo. Noi abbiamo il dovere di tutelare la nostra festa. E non confonderla con un momento in cui fare contestazioni, magari giuste, ma fuori luogo quella sera. Chi ama Sassari questo lo sa, e sceglie altri giorni per dire in faccia al primo cittadino quello che non va».
Invito alla moderazione dunque, condiviso anche da Don Gaetano Galia, direttore della Caritas diocesana e cappellano nel carcere di Bancali che lo scorso anno pubblicò un durissimo intervento il giorno dopo la Faradda: «Esistono modalità democratiche, non violente, ma vi assicuro efficaci, con cui manifestare la propria insoddisfazione. L’usanza era simpatica i primi anni, quando la festa era tra noi, ma oggi è davvero deprecabile un simile atteggiamento. Alla Faradda no, ora che siamo patrimonio dell’Unesco, non si può più essere provinciali».