Castelsardo, un campetto di strada da applausi
Regala un tuffo nel passato e tanta nostalgia il campetto nato in via Alghero. I bambini corrono e si sfidano con dribbling, tiri in porta e rovesciate
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CASTELSARDO. Le linee laterali non sono perfette. Anzi, appaiono “storte” proprio come accadeva cinquant’anni fa. Il campetto di strada è tracciato, non manca niente: l’area piccola, il cerchio di centrocampo, le lunette del calci d’angolo. E poi le porticine basse, senza portiere perché quando giochi così il portiere è “volante”, nel senso che chi si trova para e poi fa quelle che oggi chiamano le ripartenze. Regala un tuffo nel passato e tanta nostalgia il campetto nato in via Alghero a Castelsardo. I bambini corrono e si sfidano con dribbling, tiri in porta e rovesciate. Niente magliette delle squadre famose e neppure dei campioni che vanno per la maggiore, tutto è riportato alla semplicità. Giocano in tre, non c’è bisogno di accordarsi sui colori delle divise, il pallone non ha marchi e le regole sono quelle che sembravano dimenticate. Come quando mezzo secolo fa le porte erano delimitate da due pietre o dagli zaini, il pallone era malmesso e dopo nove corner scattava un calcio di rigore. Non c’era il quarto uomo a comunicare il recupero: i tempi erano lunghi, le partite non finivano mai. I ruoli in campo venivano scelti in base alle amicizie, in porta non ci voleva stare nessuno, salvo chi aveva voglia di fare il numero 1. Ginocchia sbucciate e scarpe rotte, i campetti di strada non si dimenticano. Hanno messo in fila generazioni di giovani, ogni tanto ne spunta uno. Come a Castelsardo, quasi a fermare in tempo e ricordare che bastano fantasia e voglia di divertirsi per giocare in strada come sul l campo più bello del mondo. Non c’è pubblico ma i bambini meritano un grande applauso. (g.b.)