La Nuova Sardegna

Sassari

Giulia Maria Crespi: "Mi sento sarda e sardina, salviamo questo paradiso"

Silvia Sanna
Giulia Maria Crespi, presidente onoraria del Fonda ambiente italiano, è nata nel 1923
Giulia Maria Crespi, presidente onoraria del Fonda ambiente italiano, è nata nel 1923

Intervista all'imprenditrice e presidente onoraria del Fai che lancia l'allarme: isola in pericolo. "Giù le mani dalle coste, no alle industrie inquinanti, sì all'agricoltura sana"

27 febbraio 2020
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SASSARI. ]Sarda e sardina, affascinata da Greta e dai giovani di oggi, «che hanno coraggio e amore per la terra che li ha generati. Sono i giovani la mia speranza per cambiare le cose che non vanno». E sono tante, secondo Giulia Maria Crespi, 97 anni da compiere a giugno, presidente onorario del Fai, imprenditrice di successo in vari campi, innamorata della Sardegna «la mia seconda casa da moltissimi anni dove spero di tornare presto». La voce si incrina un po’ nel descrivere un’attesa struggente, una nostalgia che si fa più forte giorno dopo giorno. La Sardegna le manca, le mancano i sardi «persone meravigliose che ti danno il cuore», e di fronte al tempo che passa confida di provare un po’ di paura.

«Sono vecchia, tanto vecchia – dice – ho il timore di non farcela a tornare nell’isola, come ogni anno in estate, per vivere due mesi meravigliosi, in mezzo alla natura». Giulia Maria Crespi si illumina nel parlare della sua tenuta vicino a Porto Raphael dove coltiva ortaggi e frutta secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica, quella che «dice no ai pesticidi e punta a rendere la terra più fertile per produrre cibo più sano per garantire benessere all’uomo». Proprio nell’agricoltura Giulia Maria Crespi vede una enorme occasione di rilancio per la Sardegna, «terra bellissima ma in pericolo». E qui non c’è età che tenga: la sardina innamorata dell’isola sfodera una grinta da ragazzina e tira fuori la sua ricetta.

Signora Crespi, perché la Sardegna è in pericolo?

«Sono preoccupata perché non vedo la stessa attenzione per l’ambiente che c’era in passato. L’ex presidente Renato Soru ha fatto il piano paesaggistico, ha tutelato le coste. Ora stanno cercando di eliminare quei vincoli. E questo non mi piace».

Si riferisce al piano casa approvato dall’attuale giunta regionale?

«Si perché si tolgono paletti che invece dovrebbero restare fermi, inamovibili. E poi vedo che non c’è alcuna azione di tutela verso l’interno dell’isola, altrettanto meraviglioso e da salvaguardare. Servirebbero piani di tutela e di sviluppo per aiutare l’economia dell’isola che ha problemi enormi ma anche grandi potenzialità».

Quali per esempio?

«L’agricoltura, innanzitutto. Perché i prodotti sardi sono più buoni, più genuini. Ma troppe terre sono abbandonate. La politica dovrebbe recuperarle, avvicinando i giovani e sostenendoli con i finanziamenti. Serve un atto di coraggio per riportare la gente nelle campagne e per chiudere con alcune scelte deleterie, dannose per l’uomo e per l’intero pianeta».

Indichi il primo passo da compiere.

«Chiudere le industrie inquinanti che generano malattie gravissime e morte. Le loro produzioni avvelenano l’aria e rendono sterili i terreni. Che invece devono essere salvaguardati eliminando i pesticidi. Diciamolo a gran voce che il diserbante Roundup deve sparire perché è un veleno spaventoso. Affidiamoci al biologico, diffondiamo uno stile di vita più sano. Dobbiamo farlo per i nostri figli, per i nostri nipoti. Io sono nonna di 7 nipoti e ho anche un bisnipote, un maschietto. È a loro che penso».

La coscienza ambientalista ha preso piede soprattutto tra i giovani che seguono l’esempio di Greta Thunberg. Che ne pensa?

«Io credo che quella ragazza sia straordinaria e la ammiro molto. Ha denunciato la situazione gravissima del nostro pianeta e affermato l’importanza di riportare la terra alla bellezza di una volta. Bravissima Greta e bravissimi i giovani di oggi, diversi rispetto al passato, migliori di chi li ha preceduti. C’è un’onda nuova che porta speranza».

Parla del movimento delle sardine?

«Si, oltre che sarda io mi sento sardina nel midollo. Condivido le cose che dicono, sull’inquinamento da combattere, sulla necessità di un mondo più pulito. Ma approvo totalmente anche le loro idee sull’accoglienza, sul no all’odio e al razzismo dilagante. Sto con Papa Francesco, anche lui amato dalle sardine. E condivido la necessità di volti nuovi in politica ma credo che ci sia bisogno anche di qualche ritorno».

Ha in mente qualche nome?

«Certo, Renato Soru. Un politico illuminato che con le sue iniziative per salvaguardare l’ambiente ha saputo guardare al domani e non solo all’oggi, come fanno quasi tutti. La Sardegna ha bisogno di persone così per non compiere scelte sbagliate. Mi auguro che Soru possa rientrare nella scena politica».

Ha detto no all’industria inquinante, quali sono gli altri errori da evitare?

«Seguo con attenzione il dibattito sull’energia. Sono contraria alla realizzazione della dorsale del gas metano. Perché oltre ad essere un’opera impattante per il territorio non darebbe certezze ma sarebbe in balìa della politica. Meglio affidarsi alla natura: alla forza del vento, del sole e dell’acqua, loro non tradiscono. Ha visto che sta succedendo con il Coronavirus? È un avvertimento».

Che cosa intende?

«Significa che da un momento all’altro può succedere una catastrofe, che correre e affannarsi alla ricerca della ricchezza non serve. Meglio ritornare alle cose semplici, al rispetto per quello che ci circonda, a una economia tradizionale e sana».

Come la pastorizia in Sardegna. Che ne pensa della protesta dei pastori per il prezzo del latte?

«Penso che abbiano ragione da vendere e che la politica debba smetterla di prenderli in giro e dare finalmente risposte adeguate. Il loro è un lavoro nobile e il formaggio che producono non ha eguali. Ha un sapore inconfondibile che non si trova da nessun’altra parte. E mi fa rabbia pensare a quanti soldi si investono per cose meno importanti e non riusciamo a spendere un po’ di più per valorizzare e promuovere il latte prodotto nel Supramonte o i tappeti ricamati a mano dalle donne nel Nuorese. Mi viene in mente un incontro che feci una ventina di anni fa».

Lo racconti.

«Facevo una passeggiata nell’interno dell’isola e incrociai un gruppo di donne anziane. Erano impegnate a ricamare sulla stoffa delle parole che appartenevano a una vecchissima tradizione, un incoraggiamento per il futuro che non volevano si perdesse. Questa è la forza della mia Sardegna, la sua storia così antica e così speciale. Le dico un’altra cosa...»

Prego.

«Io quando sento una voce sarda mi emoziono, provo felicità. Non ho neppure una goccia di sangue sardo nelle vene eppure quest’isola mi ha rapito molto tempo fa e me la porto dentro».

Ha tanti amici in Sardegna?

«Li avevo.... ora sono tutti morti, gliel’ho detto (sorride ndr) che sono tanto vecchia. Ma i ricordi, quelli no, non muoiono mai».

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