Lotta alle “reti fantasma” che soffocano il mare
di Gavino Masia
Operazione di recupero nel golfo con Capitaneria, Legambiente e Rotary L’iniziativa fa parte del progetto Plastic Free per tutelare l’ambiente
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PORTO TORRES. L’operazione “reti fantasma” che vede in prima linea i nuclei subacquei della Guardia costiera impegnati lungo l’intera fascia costiera nazionale si è spostata ieri mattina nelle acque limpide del Golfo dell’Asinara. Nel vasto tratto di mare era infatti presente la motovedetta della Capitaneria di porto in piena attività di recupero delle reti da pesca abbandonate lungo i fondali marini. E anche Legambiente Sardegna e il Rotary di Milano hanno partecipato al progetto che stanno portando avanti in diverse regioni italiane, facendosi carico alla fine dell’evento delle spese di smaltimento dei rifiuti marini.
La motovedetta è rientrata in porto intorno alle 14 del pomeriggio e ha scaricato sulla banchina del molo degli Alti fondali le reti da pesca a strascico recuperate dai sommozzatori alla profondità di circa 20 metri a un miglio di distanza dalla costa. All’evento hanno preso parte anche i rappresentanti del Rotaract di Porto Torres e Alghero e Gabriele Grandini, rappresentante del Rotary club di Milano.
Un’attività mirata al recupero delle reti da pesca abbandonate perlopiù volontariamente sul fondo del mare, specialmente in aree di particolare pregio ambientale, come quelle del golfo dell’Asinara, che vanno poi ad incidere anche sul processo di cambiamento dei fenomeni naturali. Le reti abbandonate rappresentano anche un grande rischio per la sopravvivenza della flora marina, perché si tratta comunque di rifiuti speciali che continuano a “pescare” in maniera passiva se abbandonate in mare e diventano delle vere e proprie barriere mortali per le specie ittiche che vi restano intrappolate. Senza dimenticare, inoltre, che tendono a danneggiare l’habitat marino perché sono realizzate in materiale plastico e rappresentano un concreto pericolo per la sicurezza di sub e bagnanti.
L’operazione “reti fantasma” è inserita in un’ampia campagna comunicativa sul tema della sensibilità ambientale e rientra nel progetto PlasticFreeGC nato nel 2019 dalla collaborazione tra il Comando generale della Guardia costiera e il nuovo ministero della Transizione Ecologica. Una collaborazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni provocati dalla dispersione delle microplastiche nell’habitat marino e sulle conseguenze dannose che la plastica produce nelle coste, nei mari e alla salute delle persone. L’attività in corso ha permesso di ottenere una prima mappatura sulla collocazione delle reti fantasma lungo le coste, in continuo aggiornamento con le informazioni reperite sul territorio attraverso le Capitanerie di porto.
«Queste iniziative sono essenziali per mantenere alta l'attenzione sulla tutela del nostro mare – dice il rappresentante cittadino di Legambiente, Giuseppe Alesso –: sappiamo che il problema delle plastiche e delle microplastiche nei mari e negli oceani ha raggiunto ormai una dimensione planetaria e questo vuol dire che siamo tutti chiamati in causa per essere parte della soluzione adottando comportamenti più rispettosi dell'ambiente».
La motovedetta è rientrata in porto intorno alle 14 del pomeriggio e ha scaricato sulla banchina del molo degli Alti fondali le reti da pesca a strascico recuperate dai sommozzatori alla profondità di circa 20 metri a un miglio di distanza dalla costa. All’evento hanno preso parte anche i rappresentanti del Rotaract di Porto Torres e Alghero e Gabriele Grandini, rappresentante del Rotary club di Milano.
Un’attività mirata al recupero delle reti da pesca abbandonate perlopiù volontariamente sul fondo del mare, specialmente in aree di particolare pregio ambientale, come quelle del golfo dell’Asinara, che vanno poi ad incidere anche sul processo di cambiamento dei fenomeni naturali. Le reti abbandonate rappresentano anche un grande rischio per la sopravvivenza della flora marina, perché si tratta comunque di rifiuti speciali che continuano a “pescare” in maniera passiva se abbandonate in mare e diventano delle vere e proprie barriere mortali per le specie ittiche che vi restano intrappolate. Senza dimenticare, inoltre, che tendono a danneggiare l’habitat marino perché sono realizzate in materiale plastico e rappresentano un concreto pericolo per la sicurezza di sub e bagnanti.
L’operazione “reti fantasma” è inserita in un’ampia campagna comunicativa sul tema della sensibilità ambientale e rientra nel progetto PlasticFreeGC nato nel 2019 dalla collaborazione tra il Comando generale della Guardia costiera e il nuovo ministero della Transizione Ecologica. Una collaborazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni provocati dalla dispersione delle microplastiche nell’habitat marino e sulle conseguenze dannose che la plastica produce nelle coste, nei mari e alla salute delle persone. L’attività in corso ha permesso di ottenere una prima mappatura sulla collocazione delle reti fantasma lungo le coste, in continuo aggiornamento con le informazioni reperite sul territorio attraverso le Capitanerie di porto.
«Queste iniziative sono essenziali per mantenere alta l'attenzione sulla tutela del nostro mare – dice il rappresentante cittadino di Legambiente, Giuseppe Alesso –: sappiamo che il problema delle plastiche e delle microplastiche nei mari e negli oceani ha raggiunto ormai una dimensione planetaria e questo vuol dire che siamo tutti chiamati in causa per essere parte della soluzione adottando comportamenti più rispettosi dell'ambiente».