Non violentò la ex, 31enne assolto
di Nadia Cossu
Cadute le accuse nei confronti di un giovane che all’epoca fu anche arrestato: «Il fatto non sussiste»
04 febbraio 2022
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SASSARI. Una storia di amore e gelosia, un rapporto tra due ragazzi giovani che a un certo punto si trasforma in una relazione “malata”. Lei va a Parigi, lui la raggiunge, trova un lavoro ma poi lo perde, iniziano le prime tensioni, le liti, e tutto improvvisamente degenera. Tanto che lui, un 31enne di Sassari, finisce in tribunale con accuse terribili: violenza sessuale, maltrattamenti, stalking. Anni di sofferenze con il giovane che era stato persino arrestato (ai domiciliari), misura poi derubricata in sede di Riesame in un divieto di avvicinamento.
Ma la sentenza arrivata nell’aula del tribunale di Sassari ha spazzato via ogni accusa: assoluzione perché il fatto non sussiste. Chiesta dallo stesso pubblico ministero Maria Paola Asara e sollecitata a gran voce dall’avvocato Nicola Satta che difendeva l’imputato.
Il dibattimento ha chiarito alcune dinamiche e messo in ordine le responsabilità. C’è di più: a un certo punto persino la ragazza, venuta apposta da Parigi per testimoniare, ha detto che il 31enne (all’epoca il suo fidanzato) non l’aveva mai maltrattata né era mai stato violento con lei e aveva anche espresso la volontà di ritirare tutte le accuse. Impossibile, visto che per quel tipo di reati il processo va avanti da sè.
Nel decreto che aveva disposto il giudizio immediato nei confronti dell’imputato erano state ricostruite le accuse mosse in un primo momento, in base al racconto che la donna aveva fornito allora alla polizia locale dove aveva presentato la querela. Per quanto riguarda i maltrattamenti il riferimento fatto allora dalla Procura era a «umiliazioni, vessazioni, ingiurie» e una «spiccata gelosia: ogni volta che la donna non rispondeva alle sue telefonate chiamava le sue amiche per sapere cosa stesse facendo, non voleva che parlasse con altre persone e quando lo faceva la rimproverava». In un’occasione sarebbe arrivato a «rompere una sedia lanciandola a terra durante una sfuriata di gelosia». Ma, è stato poi spiegato durante il dibattimento, si era trattato di una reazione dovuta al fatto che la fidanzata gli avesse appena rivelato di aver baciato un altro uomo in discoteca la notte precedente. «La accusava di accettare amicizie su Facebook da altre persone di sesso maschile – scriveva il pm – E quando la donna decideva di interrompere la relazione le diceva: “ti rovinerò la vita”».
La violenza sessuale sarebbe invece consistita in un rapporto che sarebbe avvenuto mentre la giovane dormiva, sotto l’effetto di psicofarmaci. Ma sempre durante il processo è emerso che il 31enne spesso e volentieri dormiva per terra – su disposizione della donna – e questo accadeva solitamente dopo le litigate. Era stata lei stessa a confermarlo nella querela: «Lui dormiva per terra perché io non volevo dormirci insieme. Dopo circa due settimane lo rifacevo dormire nel mio letto ma senza voler fare sesso».
Quella che in sintesi è venuta fuori dal processo che si è appena concluso è una realtà di “complicazioni” sentimentali e di attriti dovuti probabilmente a un rapporto poco maturo che a un certo punto è imploso. Una coppia che non ha saputo gestire le rispettive peculiarità caratteriali e la relazione è diventata così una sorta di prigione.
«Non esiste stalking, non esistono maltrattamenti, non c’è stata violenza sessuale» ha concluso il pm Asara. «Chiedo l’assoluzione – ha detto Nicola Satta nella sua arringa – perché durante il dibattimento è stato ampiamente dimostrato che il mio assistito non ha commesso alcun tipo di reato». Richiesta accolta dal collegio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma la sentenza arrivata nell’aula del tribunale di Sassari ha spazzato via ogni accusa: assoluzione perché il fatto non sussiste. Chiesta dallo stesso pubblico ministero Maria Paola Asara e sollecitata a gran voce dall’avvocato Nicola Satta che difendeva l’imputato.
Il dibattimento ha chiarito alcune dinamiche e messo in ordine le responsabilità. C’è di più: a un certo punto persino la ragazza, venuta apposta da Parigi per testimoniare, ha detto che il 31enne (all’epoca il suo fidanzato) non l’aveva mai maltrattata né era mai stato violento con lei e aveva anche espresso la volontà di ritirare tutte le accuse. Impossibile, visto che per quel tipo di reati il processo va avanti da sè.
Nel decreto che aveva disposto il giudizio immediato nei confronti dell’imputato erano state ricostruite le accuse mosse in un primo momento, in base al racconto che la donna aveva fornito allora alla polizia locale dove aveva presentato la querela. Per quanto riguarda i maltrattamenti il riferimento fatto allora dalla Procura era a «umiliazioni, vessazioni, ingiurie» e una «spiccata gelosia: ogni volta che la donna non rispondeva alle sue telefonate chiamava le sue amiche per sapere cosa stesse facendo, non voleva che parlasse con altre persone e quando lo faceva la rimproverava». In un’occasione sarebbe arrivato a «rompere una sedia lanciandola a terra durante una sfuriata di gelosia». Ma, è stato poi spiegato durante il dibattimento, si era trattato di una reazione dovuta al fatto che la fidanzata gli avesse appena rivelato di aver baciato un altro uomo in discoteca la notte precedente. «La accusava di accettare amicizie su Facebook da altre persone di sesso maschile – scriveva il pm – E quando la donna decideva di interrompere la relazione le diceva: “ti rovinerò la vita”».
La violenza sessuale sarebbe invece consistita in un rapporto che sarebbe avvenuto mentre la giovane dormiva, sotto l’effetto di psicofarmaci. Ma sempre durante il processo è emerso che il 31enne spesso e volentieri dormiva per terra – su disposizione della donna – e questo accadeva solitamente dopo le litigate. Era stata lei stessa a confermarlo nella querela: «Lui dormiva per terra perché io non volevo dormirci insieme. Dopo circa due settimane lo rifacevo dormire nel mio letto ma senza voler fare sesso».
Quella che in sintesi è venuta fuori dal processo che si è appena concluso è una realtà di “complicazioni” sentimentali e di attriti dovuti probabilmente a un rapporto poco maturo che a un certo punto è imploso. Una coppia che non ha saputo gestire le rispettive peculiarità caratteriali e la relazione è diventata così una sorta di prigione.
«Non esiste stalking, non esistono maltrattamenti, non c’è stata violenza sessuale» ha concluso il pm Asara. «Chiedo l’assoluzione – ha detto Nicola Satta nella sua arringa – perché durante il dibattimento è stato ampiamente dimostrato che il mio assistito non ha commesso alcun tipo di reato». Richiesta accolta dal collegio.
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