La Nuova Sardegna

Sassari

Non ci fu violenza, assolto e scarcerato

di Nadia Cossu

Il 50enne Gavino Mura era finito in cella un anno fa, una donna aveva raccontato di aver subito abusi sessuali a Stintino

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STINTINO. Era finito di nuovo in carcere il 27 aprile del 2021, dopo averne trascorso già 24 – di anni – in cella per un omicidio risalente al 1996. Ma ieri mattina Gavino Mura, 50 anni, è tornato nuovamente libero. Perché il collegio presieduto dal giudice Mauro Pusceddu lo ha assolto da un’accusa pesantissima, violenza sessuale, e ne ha disposto l’immediata scarcerazione.

Per quel reato la pm Maria Paola Asara aveva chiesto nel corso dell’ultima udienza la condanna a sei anni di reclusione. Ma la formula “dubitativa” che ha accompagnato la sentenza di assoluzione di ieri lascia intendere che le argomentazioni portate in aula dall’avvocato difensore Paolo Spano hanno sollevato più di qualche dubbio sulla ricostruzione dei fatti, accaduti a Stintino un anno fa.

Gavino Mura era accusato di aver abusato di una donna che lui avrebbe invitato a casa sua col pretesto di offrirle un bicchiere di vino per poi tentare di «toccarla a più riprese» fino al tentativo di violenza, sosteneva la Procura. Lei sarebbe però riuscita a scappare e a chiamare i carabinieri.

L’imputato poco prima della discussione delle parti aveva reso dichiarazioni spontanee al collegio: «Non ho mai toccato quella donna. L’avevo invitata a casa per una staffa di vino ma a un certo punto la sua compagnia non mi andava più, aveva bevuto troppo e volevo che se ne andasse». Sarebbe stato questo, a detta dell’imputato, l’unico contatto avuto con la donna. «Accompagnarla fuori da casa mia, questo ho fatto. Io ho una compagna, avevo trovato un lavoro dopo tanti sacrifici, ho commesso degli errori nella mia vita ma sono fuori dai casini da tempo, perché mai avrei dovuto mettermi di nuovo nei guai? Nel mio paese mi vogliono tutti bene». Mura già durante l’interrogatorio di garanzia aveva spiegato di esser sicuro che la donna lo avesse denunciato per vendicarsi del suo rifiuto di stare con lei.

E se per il pm e per l’avvocato diparte civile Marco Manca il racconto della vittima era credibile e privo di sbavature, per il difensore Paolo Spano in tutta questa storia ci sarebbe stata più di un’incongruenza: «Quando i carabinieri raggiunsero la donna dopo la sua chiamata lei era agitata ma non aveva alcun segno di violenza. Non fu avvisato il pm, non fu fatto un sopralluogo nella casa di Mura, nulla». Inoltre, la signora era andata dalla guardia medica il giorno dopo la presunta violenza. Ai carabinieri aveva detto che l’imputato le aveva dato un ceffone “che mi ha fatto cieca a un occhio” aveva aggiunto. «Eppure non era stato rilevato alcun ematoma, non una palpebra arrossata. Gli unici segni erano sulle braccia – aveva replicato l’avvocato Spano – Ma Mura ci ha spiegato che a un certo punto la presenza di quella signora non gli era più gradita perché parlava a voce alta, aveva bevuto, era un peso morto, era caduta e lui l’aveva sollevata e accompagnata fuori da casa». La donna aveva raccontato anche di come l’uomo le avesse messo le mani sul collo e tra le gambe: «Ma come è possibile – aveva aggiunto il difensore – che quelle manone così forti non abbiano lasciato un segno in quelle parti del corpo?». Tutti argomenti che potrebbero aver portato all’assoluzione.

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