Nessun atto sessuale con due minori, assolto un 49enne
di Nadia Cossu
In appello cadute tutte le accuse nei confronti dell’imputato L’uomo è stato scagionato dopo un anno e 7 mesi agli arresti
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SASSARI. Un anno e sette mesi agli arresti – dal 21 dicembre 2019 al 13 luglio 2021– passati tra carcere e domiciliari, con accuse infamanti: atti sessuali con minorenne, atti osceni in luogo pubblico, corruzione di minorenne. Ma ora, per un 49enne di Sorso difeso dall’avvocato Elisabetta Sotgia, è arrivata una sentenza che spazza via ogni accusa. L’uomo infatti è stato assolto da tutti e tre i reati con formula ampia: «il fatto non sussiste», hanno detto i giudici della corte d’appello (presidente Maria Teresa Lupinu, a latere Plinia Azzena e Marina Capitta).
Già al termine del processo di primo grado, per i primi due capi di imputazione, era arrivata una sentenza di assoluzione con il rito abbreviato. Per il terzo, invece, l’uomo era stato condannato dal gup Carmela Rita Serra a un anno e dieci mesi di carcere. Che il quarantanovenne ha scontato quasi in toto.
In secondo grado il verdetto è stato riformato e l’imputato è stato scagionato anche dalla corruzione di minorenne. Era questo, infatti, l’unico reato rimasto in piedi che l’avvocato Sotgia ha cercato di smontare davanti ai giudici.
Il quarantanovenne, secondo la Procura, si sarebbe cioè masturbato in presenza di una minore di 14 anni «seguendola insistentemente lungo la pubblica via nonostante il tentativo della persona offesa (non identificata) di darsi alla fuga». Ma nel corso delle varie udienze, sebbene siano stati sentiti diversi testimoni – su disposizione d’ufficio della corte – i fatti contestati non hanno trovato riscontro e così nei confronti dell’imputato è caduta anche questa accusa.
Le due precedenti, invece, non erano state provate nemmeno nel processo di primo grado. Si erano basate, infatti, sul racconto fatto da una ragazza che disse di aver assistito ai fatti. «Travisandoli completamente» ha spiegato l’avvocato Elisabetta Sotgia.
Per quanto riguarda gli atti sessuali, il 49enne era accusato di aver «adescato due undicenni fissandole insistentemente con lo sguardo mentre simulava di essere impegnato in una telefonata e sventolando una banconota da venti euro, evidentemente offerta alle persone offese» come corrispettivo per alcune prestazioni sessuali. Ma rispetto a questa circostanza le bambine avevano già dichiarato ai carabinieri che quell’uomo era ubriaco e parlava sì al telefono con qualcuno ma non si stava rivolgendo a loro due.
L’altro reato era quello relativo agli atti osceni. L’imputato mentre si trovava sul marciapiede della pubblica via – scriveva il pubblico ministero – e scendendo poi sulla carreggiata stradale, alla vista di un’automobile condotta da una donna e a bordo della quale si trovava anche la figlia minore, avrebbe aperto i pantaloni e le avrebbe mostrato i genitali. Ma anche in questo caso, sempre nel processo di primo grado, era arrivata una sentenza di assoluzione «perché il fatto – era scritto nella sentenza del gup – non è previsto dalla legge come reato».
La corte d’appello nei giorni scorsi ha messo fine a una lunga – e dolorosa dal punto di vista dell’imputato – vicenda giudiziaria.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Già al termine del processo di primo grado, per i primi due capi di imputazione, era arrivata una sentenza di assoluzione con il rito abbreviato. Per il terzo, invece, l’uomo era stato condannato dal gup Carmela Rita Serra a un anno e dieci mesi di carcere. Che il quarantanovenne ha scontato quasi in toto.
In secondo grado il verdetto è stato riformato e l’imputato è stato scagionato anche dalla corruzione di minorenne. Era questo, infatti, l’unico reato rimasto in piedi che l’avvocato Sotgia ha cercato di smontare davanti ai giudici.
Il quarantanovenne, secondo la Procura, si sarebbe cioè masturbato in presenza di una minore di 14 anni «seguendola insistentemente lungo la pubblica via nonostante il tentativo della persona offesa (non identificata) di darsi alla fuga». Ma nel corso delle varie udienze, sebbene siano stati sentiti diversi testimoni – su disposizione d’ufficio della corte – i fatti contestati non hanno trovato riscontro e così nei confronti dell’imputato è caduta anche questa accusa.
Le due precedenti, invece, non erano state provate nemmeno nel processo di primo grado. Si erano basate, infatti, sul racconto fatto da una ragazza che disse di aver assistito ai fatti. «Travisandoli completamente» ha spiegato l’avvocato Elisabetta Sotgia.
Per quanto riguarda gli atti sessuali, il 49enne era accusato di aver «adescato due undicenni fissandole insistentemente con lo sguardo mentre simulava di essere impegnato in una telefonata e sventolando una banconota da venti euro, evidentemente offerta alle persone offese» come corrispettivo per alcune prestazioni sessuali. Ma rispetto a questa circostanza le bambine avevano già dichiarato ai carabinieri che quell’uomo era ubriaco e parlava sì al telefono con qualcuno ma non si stava rivolgendo a loro due.
L’altro reato era quello relativo agli atti osceni. L’imputato mentre si trovava sul marciapiede della pubblica via – scriveva il pubblico ministero – e scendendo poi sulla carreggiata stradale, alla vista di un’automobile condotta da una donna e a bordo della quale si trovava anche la figlia minore, avrebbe aperto i pantaloni e le avrebbe mostrato i genitali. Ma anche in questo caso, sempre nel processo di primo grado, era arrivata una sentenza di assoluzione «perché il fatto – era scritto nella sentenza del gup – non è previsto dalla legge come reato».
La corte d’appello nei giorni scorsi ha messo fine a una lunga – e dolorosa dal punto di vista dell’imputato – vicenda giudiziaria.
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