La Nuova Sardegna

Sassari

La sentenza

Dieci chili di marijuana in azienda, a Sassari assolto il re degli eventi di lusso

di Nadia Cossu
Dieci chili di marijuana in azienda, a Sassari assolto il re degli eventi di lusso

L’imprenditore Stefano Baldino era stato arrestato nel 2021. Si è sempre difeso: «Non so come la droga sia finita lì dentro, diverse persone avevano le chiavi»

01 luglio 2024
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Sassari Tre anni fa era stato arrestato con l’accusa di aver custodito all’interno di un container della sua azienda di Predda Niedda dieci chili di marijuana. La guardia di finanza li aveva trovati la mattina di Ferragosto del 2021 durante un blitz nel capannone e dopo poco Stefano Baldino, noto imprenditore e titolare dell’azienda “C&B luxury events”, era finito nei guai.

Ieri mattina il giudice Paolo Bulla, accogliendo le richieste dell’avvocato difensore Marco Manca e anche quelle del pubblico ministero Ilaria Achenza, lo ha assolto da tutte le accuse “per non aver commesso il fatto”.

Baldino, molto conosciuto nell’isola, era stato premiato nel 2018 con la sua azienda nella sezione catering alla seconda edizione del “The italian wedding stars”, congresso nazionale nel quale vengono selezionate le eccellenze italiane impegnate nel mondo dei ricevimenti e del matrimonio. Quando i militari della tenenza di Porto Torres si erano presentati ai cancelli della “C&B luxury events”, l’imprenditore non c’era. Uno degli elementi ritenuti importanti dal difensore e per questo evidenziato in sede di discussione: «Il mio assistito era in Costa Smeralda da tre giorni – aveva detto – e le chiavi del container e dell’azienda erano a disposizione di più persone».

Gli investigatori delle fiamme gialle non erano lì per caso, sapevano che all’interno di un container chiuso a chiave nel piazzale della società di allestimenti super lusso era stato nascosto qualcosa di illegale. La soffiata era stata precisa, tanto che i finanzieri si erano presentati a Predda Niedda in compagnia di un cane antidroga. La prova che non si erano sbagliati era arrivata proprio quando il cane del nucleo cinofili aveva iniziato a scodinzolare nervosamente davanti all’ingresso del container. E lì erano stati trovati due sacchi neri con all’interno circa dieci chili di marijuana suddivisi in sette buste di plastica.

Fin dai primi istanti Stefano Baldino aveva negato con forza che quella sostanza fosse la sua e aveva spiegato che non sapeva come fosse finita lì dentro. L’istruttoria dibattimentale ha dato conferme in merito a questo. I testimoni della difesa, infatti, hanno spiegato che le chiavi del container le avevano più persone e che chiunque lavorasse lì, compresa la manovalanza di extracomunitari, poteva aver nascosto la droga. Tra l’altro, come ha sottolineato l’avvocato Manca, «quella mattina, quando la finanza era arrivata sul posto, aveva trovato tutte le porte aperte e le chiavi del container sul tavolo a disposizione di chiunque. Mentre Baldino era in Costa Smeralda da 2/3 giorni prima».

Ancora, altra circostanza evidenziata, «qualche mese dopo i fatti, era stato trovato un extracomunitario dentro il deposito mentre rubava e aveva addosso sia le chiavi dello stesso deposito che quelle del container. Questa persona in quel periodo lavorava lì come manovale ed era stata mandata via dopo questo episodio».

Baldino, incensurato, aveva scelto di affrontare il processo con il rito ordinario, sicuro di poter dimostrare la propria innocenza. E il giudice Bulla, ritenendo evidentemente convincenti le tesi esposte dalla difesa e anche dall’accusa, ha accolto le richieste di assoluzione.

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