La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

Incubo per 12 famiglie a Baddimanna: «Le nostre case all’asta»

di Davide Pinna
Incubo per 12 famiglie a Baddimanna: «Le nostre case all’asta»

La disperazione dei residenti di via Bachelet: «Abbiamo pagato il triplo e ora rischiamo di perderle»

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Sassari L’incubo va avanti da trent’anni e all’orizzonte si profila un risveglio ancora peggiore. Dodici famiglie sassaresi rischiano di perdere la casa costruita con anni di sacrifici e sofferenze. Spesso è una frase fatta, ma stavolta no: dal 1994 i soci della cooperativa che ha portato avanti la lottizzazione di via Bachelet a Baddimanna ne hanno passate di ogni colore. Hanno dovuto farsi carico di lavori, mutui e oneri più disparati e adesso si ritrovano con in mano il classico pugno di mosche. Le case dove vivono – e per le quali dicono di aver speso, in media, 300mila euro – non gli appartengono più. «Alla fine dei conti ci siamo ritrovati a pagare il triplo del valore indicato nel contratto che avevamo sottoscritto – spiega il presidente del comitato Acquirenti via Bachelet, Francesco Daga – eppure giovedì le nostre case finiranno all’asta». «Domani alle 16 abbiamo visite – aggiunge con rabbia un altro residente -, sono quelli che vogliono visitare la nostra casa prima di comprarla all’asta: si rende conto? Questi mi portano via la casa e io devo anche lasciarli entrare?».

La storia Definirla complicata, la vicenda della cooperativa di via Bachelet, è un eufemismo. La racconta, cercando di fare sintesi, Paolo Cocciu, consulente e portavoce del comitato. Tutto comincia negli anni Novanta, quando l’area viene ceduta dal Comune alla cooperativa edilizia Ingedil. È una zona che ricade nei termini della legge 167 del 1962, che prevede la realizzazione di alloggi di edilizia economico-popolare attraverso lo strumento delle cooperative. Ma qualcosa va storto. «Ero arrivato a pagare il 90 per cento dei lavori, per poi scoprire invece che la casa era stata completata al 40 per cento al massimo» spiega uno dei residenti, Riccardo Mura. È l’inizio dell’incubo: «Ogni volta continuavano a chiedere soldi in più, noi quelle case le avevamo acquistate a prezzi calmierati, perché si trattava di una lottizzazione autorizzata dalla legge 167, ma alla fine ci siamo ritrovati a pagarle tre volte tanto e a farci carico in prima persona dei lavori e delle urbanizzazioni perché, nonostante i pagamenti, i lavori non venivano eseguiti» spiega Daga. A quel punto scatta la rivolta, la cooperativa era stata fondata da soci che non erano titolari di alcun lotto e i reali proprietari si prendono il Cda. Nel frattempo, però, i debiti si sono accumulati e l’impresa costruttrice lancia un’azione revocatoria: gli atti pubblici di trasferimento della proprietà ai soci vengono annullati e le società di credito danno il via alla procedura di esecuzione immobiliare.

L’asta «E così ci ritroviamo le case all’asta, dopo sacrifici incredibili. C’è chi si è ammalato, chi ha tentato il suicidio, chi è morto di crepacuore. Io quando mi sono infilato in questa vicenda ero un ragazzino ingenuo, oggi sono pensionato: sono trent’anni che combatto» spiega Daga. Le case finiranno all’asta giovedì, con valori dimezzati o peggio rispetto a quelli reale: «Casa mia è in vendita per 40mila euro, ma la vede, le sembra che valga così poco?». Quella in corso è la terza procedura di vendita, finora nessuno ha acquistato, potrebbero farlo le stesse persone che ci vivono: «Ma non tutti hanno i soldi per permetterselo – spiega Cocciu – e non dimentichiamoci che quella casa è loro e hanno già speso molto di più di quanto avrebbero dovuto». Il portavoce rivolge poi un avviso agli aspiranti acquirenti: «Dovrebbero leggere con attenzione, perché fra le clausole dell’avviso di vendita è indicato che gli acquirenti dovranno farsi carico degli oneri di urbanizzazione mai pagati al Comune dalla cooperativa». Un debito complessivo che si aggira intorno ai due milioni di euro.

L’appello Rabbia e disperazione sono i sentimenti degli abitanti di via Bachelet, ma ancora non c’è spazio per la rassegnazione. «L’unico modo per risolvere la questione è attraverso l’intervento del Comune» spiegano Cocciu e Daga. Il ragionamento del comitato acquirenti via Bachelet è semplice: «La cooperativa Ingedil no n ha rispettato gli obblighi assunti nei confronti del Comune al momento della stipula della convenzione per il trasferimento dei lotti». Lo si legge anche in due delibere, una della giunta Sanna e l’altra della giunta Campus: «Ingedil si è resa gravemente inadempiente, non ha provveduto alla restituzione delle somme erogate a titolo di mutuo, non ha realizzato le opere di urbanizzazione, non ha pagato l’impresa edile e non ha assegnato gli allogi ai soci». «Viste le inadempienze, il Comune dovrebbe dichiarare decaduta la convenzione: così tornerebbe proprietario delle aree e potrebbe poi assegnarle a chi ci vive». Tutto semplice? Per nulla, tanto che il comitato e l’amministrazione si sono incontrati più volte per tentare di risolvere il problema. Il fatto è che Palazzo Ducale, se dichiarasse decaduta la convenzione, dovrebbe farsi carico anche degli eventuali mutui ipotecari che gravano sugli immobili. E il timore è quello che questo comporti l’avvio di una procedura per danno erariale da parte della Corte dei conti. «Il problema è che di questi mutui si è persa traccia e ora la stessa società che ha acquistato il credito non è in grado di quantificarlo, ma questo non vuol dire che l’amministrazione non possa farsene carico» spiega Cocciu. «Non chiediamo favori. Vogliamo solo che si chiarisca una volta per tutte chi è il responsabile di questo disastro e che si trovi una soluzione per evitare che dodici famiglie perdano la casa» è l’appello di Francesco Daga.

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