La Nuova Sardegna

Sassari

L’inchiesta

Casa di riposo Noli me tollere, parla Palopoli: «Io estraneo ai maltrattamenti»

di Luca Fiori
Casa di riposo Noli me tollere, parla Palopoli: «Io estraneo ai maltrattamenti»

Chiesto il rinvio a giudizio dell'ex consigliere comunale di Sassari che precisa: «Spiegherò la mia posizione»

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Sassari Dopo la notizia - anticipata oggi 10 marzo dalla Nuova Sardegna - dell’iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda dei presunti maltrattamenti all’interno della casa di riposo “Noli me tollere” di Sorso –  finita due anni fa sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica di Sassari dopo il racconto di alcuni ex dipendenti, che avevano riferito di anziani vessati e minacciati – interviene l’ex consigliere comunale di Sassari  Giuseppe Palopoli, per il quale è stato richiesto il rinvio a giudizio insieme al figlio Federico con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio.

Tramite il suo difensore, l’avvocato Luigi Satta, l’ex consigliere fa sapere di essere «totalmente estraneo all'accusa di maltrattamenti e di attendere di poter finalmente chiarire le sue ragioni direttamente alla magistratura, nella quale ripone assoluta fiducia, accompagnato dalla ferma convinzione di non avere mai inteso agire in violazione della legalità – spiega l’avvocato Satta – ma semmai proprio nell'interesse dei soggetti fragili: gli anziani, ai quali, come presidente dell'associazione "Nonno mio", dedica gran parte del suo tempo e della sua opera di volontariato».

Stando al capo d’imputazione Giuseppe Palopoli e il figlio Federico, titolare della ditta Teknimpianti con sede a Sassari, avrebbero dovuto accompagnare all’interno della casa di riposo un tecnico di un’altra ditta, incaricato di installare le telecamere, fingendo di dover verificare con lui il buono stato del sistema antincendio posizionato dalla Teknimpianti.

A maggio del 2023 i carabinieri del Nas avrebbero chiesto ai due imprenditori di agire sotto copertura, per posizionare telecamere e microspie per le intercettazioni ambientali all’interno della struttura di Sorso in cui erano state segnalate vessazioni nei confronti degli anziani ospiti. «A me nessuno mi può obbligare a fare le cose, fate quello che volete ma io non faccio nulla» avrebbe risposto Giuseppe Palopoli al tecnico che lo aveva invitato ad agire insieme a lui come ausiliario di polizia giudiziaria. Il figlio Federico si sarebbe invece - secondo le accuse - «reso poco reperibile» e così entrambi erano stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Ermanno Cattaneo con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio.

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