Sovraffollamento e condizioni disumane: si allarga la piaga dei suicidi in carcere
In un anno 90 persone si sono tolte la vita, nei primi 20 giorni del 2025 già in 9 si sono uccisi in cella
La pena di morte in Italia è stata abolita nel 1948, eppure nelle carceri si può morire. Il 2024 è stato l'anno con il numero più alto di suicidi nelle carceri, ce ne sono stati 90. Non si tratta di numeri, non sono dati, questi 90 sono individui. Sono padri, madri, sorelle, fratelli, amici o nipoti. Sono Vite. Le condizioni carcerarie in Italia sono disastrose.
Una delle cause che porta disagio, all'interno delle carceri, è di sicuro il fenomeno di sovraffollamento. Tra settembre e novembre 2024, le carceri italiane contano 60.000 detenuti, oltre 10.000 in più dei posti realmente disponibili.
Il decreto Caivano, in vigore dal 15 novembre 2023, prevede che anche i minori in attesa di processo stiano in carcere, come misura cautelare. Cerchiamo di immaginare di essere un ragazzo, colto in flagranza per un reato di tipo minore, come spaccio o furto. Immaginiamo di ritrovarci da soli, totalmente soli, accompagnati da persone con la divisa, che ci portano all'interno di una cella fredda, grigia, senza spazi personali. In attesa di processi che spesso vanno a prolungarsi nel tempo, quasi ignorando che in quella gabbia fredda e grigia, chiamata cella carceraria ci sia un minore. Tale decreto inoltre, aumenta maggiormente il sovraffollamento nelle carceri.
E in Sardegna? Spesso pensiamo che la Sardegna sia immune da casi di questo genere, essendo una regione poco abitata rispetto ad altre regioni d'Italia, invece non è una realtà così lontana da noi sardi. Il sovraffollamento è un fenomeno presente anche in Sardegna.
Carcere di Bancali, Sassari. Numero di detenuti 510 per una capienza di 410. Carcere di Uta, Cagliari. Numero di detenuti 700 per una capienza di 561. Sono passati poco più di venti giorni dall'inizio dell'anno. Eppure il 2025 conta già 9 casi di suicidi.
Se siamo sicuri che nella vita si possa sbagliare, perché ridurre all'umiliazione, alla tortura fisica e psicologica, al suicidio, un individuo? Il carcere deve portare al reinserimento nella società dell'individuo, al miglioramento personale… non alla morte. E’ stata abolita davvero la pena di morte? Lo Stato costringe i detenuti a vivere in condizioni disumane. Lo Stato dovrebbe educare i cittadini ad essere persone migliori e a reinserirsi nella società, non portare un individuo alla morte, perché ancor prima di essere un detenuto, è una persona, è un genitore, un familiare, un amico. Nessuno, nemmeno lo Stato deve far arrivare al suicidio una persona, anche se ha commesso degli errori.
*Emma studia al liceo delle Scienze umane di La Maddalena