manifestazione a Sassari
Davanti alla sede della Dinamo per sostenere il popolo curdo
SASSARI. Tanto pacifici quanto determinati, per rinnovare e ribadire con la loro presenza, i loro striscioni e le loro voci il loro civile sdegno. Ieri la Rete Kurdistan Sardegna ha tenuto un sit-in...
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SASSARI. Tanto pacifici quanto determinati, per rinnovare e ribadire con la loro presenza, i loro striscioni e le loro voci il loro civile sdegno. Ieri la Rete Kurdistan Sardegna ha tenuto un sit-in in via Roma a Sassari davanti agli uffici della Dinamo, che mezzora dopo era impegnata ad Ankara con la Turk Telekom.
Gli attivisti della Rete e i tifosi della Dinamo solidali hanno scritto una lettera alla società per sensibilizzarla in merito alla guerra portata da Erdogan in Siria che sta mietendo tantissime vittime innocenti.
«Cari amici della Dinamo – è una sintesi –, rappresentate il popolo sardo nelle più importanti competizioni di pallacanestro ma la Dinamo in questi anni non è stata solo sport, perché attraverso i match ha portato i valori della comunità sarda e la sua cultura a incontrarsi con i popoli che stanno al di là del mare: portate la bandiera sarda ad Ankara, sarà un’altra occasione di confronto con un popolo fratello ma purtroppo stavolta non si giocherà in un contesto di pace. Riteniamo che società e tifoseria non possano ignorarlo. Dovrebbero trovare il modo di denunciarlo, contribuendo a lanciare un messaggio di pace di cui lo sport deve essere promotore».
Gli attivisti della Rete e i tifosi della Dinamo solidali hanno scritto una lettera alla società per sensibilizzarla in merito alla guerra portata da Erdogan in Siria che sta mietendo tantissime vittime innocenti.
«Cari amici della Dinamo – è una sintesi –, rappresentate il popolo sardo nelle più importanti competizioni di pallacanestro ma la Dinamo in questi anni non è stata solo sport, perché attraverso i match ha portato i valori della comunità sarda e la sua cultura a incontrarsi con i popoli che stanno al di là del mare: portate la bandiera sarda ad Ankara, sarà un’altra occasione di confronto con un popolo fratello ma purtroppo stavolta non si giocherà in un contesto di pace. Riteniamo che società e tifoseria non possano ignorarlo. Dovrebbero trovare il modo di denunciarlo, contribuendo a lanciare un messaggio di pace di cui lo sport deve essere promotore».