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Con lui tra i pali non c’è storia: ecco i segreti del portiere para rigori

di Argentino Tellini
Con lui tra i pali non c’è storia: ecco i segreti del portiere para rigori

Gianluca Nieddu, 34 anni, in forza alla Lanteri: già 3 penalty neutralizzati dall’inizio stagione: «Resto fermo sino all’ultimo, mi butto solo quando parte il tiro»

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Sassari E sono tre: i rigori parati in questo inizio di stagione da Gianluca Nieddu, sassarese di 34 anni, cuoco e ottimo portiere della Lanteri, squadra che milita nel campionato di Promozione girone B. L'ultima prodezza domenica scorsa fuori casa contro il Sennori, numero che ha consentito alla compagine del presidente Michele Azara di strappare un punto in Romangia (0-0). Gli altri due penalty annullati contro Tonara e Luogosanto. Per non parlare dei due rigori parati in Coppa Italia ancora contro il Sennori.

Gianluca Nieddu di massime punizioni nella sua carriera ne ha neutralizzate tante, tra Serie D, Eccellenza e Promozione, difendendo i colori (tra le altre ) di squadre blasonate come Arzachena, Porto Torres, Castelsardo e Ittiri.

Qual è il suo segreto per parare i rigori? «Rimango fermo sino all'ultimo, non mi butto mai prima che l'avversario scocchi il tiro. Non è facile, è questione di nervi. In questo senso mi aiuta l'istinto. Quindi cerco di buttarmi con la massima reattività possibile. A volte, come domenica scorsa a Sennori, mi va bene e sono felice. Ma ci vuole preparazione e anche fortuna. Di rigore comunque ne ho presi tanti nella mia carriera. Non li ho contati».

È un rigore sbagliato quando il portiere lo para? «Spesso si dice così. Non sono d'accordo. Il rigore è sbagliato quando il tiro termina fuori dalla porta. Altrimenti il merito è del portiere se riesce a neutralizzare il tiro. A volte la critica tende a sminuire questo aspetto».

Qual è il penalty parato che le ha dato maggiore soddisfazione? «Ricordo con una punta di orgoglio e commozione la sfida di qualche anno fa nella finale di Coppa Italia Eccellenza tra Porto Torres e Sanluri. Loro ai tempi erano una corazzata. Si giocava a Ghilarza, io difendevo la porta dei turritani. La partita si concluse proprio ai rigori. Ne intercettai diversi, vincemmo noi e fui sommerso dall'abbraccio dei compagni dopo la vittoria». A quale portiere si è ispirato? «Il mio idolo è sempre stato il brasiliano Julio Cesar. Anche come personalità. Poi impossibile non citare Buffon o Pagliuca».

Perché ha scelto il ruolo di portiere? «Mi è sempre piaciuto giocare in porta sin da bambino e un po' mi ha trascinato mio fratello Tore, portiere pure lui. Non ho mai fatto scuola calcio e da piccolo non temevo a buttarmi nell'asfalto di via Veronese, nei pressi della chiesa del Sacro Cuore. Poi le prime partite ufficiali nella Sacra Famiglia di Sassari. A 16 anni il mio passaggio nell'Arzachena».

Qual è il segreto per tenersi in forma? «Non mollare e non fermarsi mai. Fondamentale allenarsi sempre. Anche durante l’estate, quando i campionati sono fermi. Io a giugno e luglio ad esempio faccio molto jogging. E poi durante la stagione allenarmi e misurarmi con colleghi più giovani mi dà gli stimoli giusti. Dopo anni di peregrinazioni in tante squadre dell'isola il ritorno a Sassari. Ho scelto la Lanteri perché mi piace il progetto della società. L'ambiente è sereno e mi trovo molto bene. Vado inoltre d'accordo con i miei compagni. Ne approfitto per formulare gli auguri di pronta guarigione al nostro valoroso capitano Andrea Usai, uscito domenica scorsa dal campo per infortunio. Spero in un suo rapido rientro nei campi di gioco».

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