Attenti, il collirio non è acqua. Dieci regole per usarlo bene
L'automedicazione è diventata quasi la norma: ma può confondere il quadro clinico
Chi di noi non ha almeno una volta nella vita fatto uso di un collirio? Purtroppo il fai da te in questo campo, il più delle volte, la fa da padrone e l’automedicazione oculare è diventata quasi la norma.
Il paziente che lamenta problemi agli occhi, spesso e volentieri, arriva alla visita oculistica dopo aver già instillato da giorni uno o più colliri a caso, nella migliore delle ipotesi consigliati dal medico di famiglia, dal pediatra di base o dal farmacista, nella peggiore prestati dal familiare, amico o conoscente.
È luogo comune infatti che le gocce oculari siano sostanzialmente considerate più o meno come acqua fresca, da poter instillare negli occhi ad libitum al bisogno, senza la necessità di alcuna indicazione precisa e prescrizione del medico oculista, al quale tale somministrazione scriteriata, può creare anche qualche difficoltà dal punto di vista diagnostico, in quanto può mascherare e confondere il quadro clinico. Come un semplice prodotto da banco insomma, paragonabile più o meno alle caramelle balsamiche.
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Nella realtà non è proprio così. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
I colliri non sono altro che farmaci come tutti gli altri, che troviamo sotto forma di pastiglie, fiale, sciroppi etc. Sono liquidi che contengono varie sostanze medicamentose, che si applicano a gocce in sede oculare per curare le patologie dell’occhio.
La boccetta di collirio, come la conosciamo oggi, venne brevettata da un farmacista e da un medico statunitensi nel 1953.
Vediamo ora di spiegare le 10 regole principali per un uso corretto dei colliri.
1) I colliri, come tutti gli altri farmaci, possono avere controindicazioni ed effetti collaterali anche gravi. Pertanto devono essere somministrati sotto stretto controllo del medico oculista, l’unico in grado di valutare lo stato di salute degli occhi e quindi, eventualmente, di prescrivere il collirio più indicato al caso. Questo vale anche per i sostituti lacrimali, conosciuti meglio come “lacrime artificiali”, le quali non sono tutte uguali come qualcuno crede.
2) Non superare mai la dose consigliata. Una goccia ben messa è più che sufficiente. Quando iniziamo una terapia, soprattutto se si tratta di antibiotici e cortisonici, rispettiamo la durata del periodo di cura prescritto dallo specialista, per evitare eventuali resistenze microbiche e recidive precoci della malattia.
3) I colliri in contenitori monodose, non avendo conservanti, devono essere gettati via entro poche ore dalla loro apertura, anche se non del tutto utilizzati.
4) Nel caso siano in sospensione, agitare bene sempre il flaconcino prima dell’utilizzo, altrimenti il farmaco rischia di essere meno efficace.
5) Lavarsi sempre bene le mani e asciugarle prima di maneggiare la boccetta di collirio.
6) Possibilmente farsi medicare da un’altra persona, soprattutto nel caso di colliri per il controllo della pressione oculare. In questa maniera saremo più sicuri che la medicazione sia avvenuta correttamente.
7) Dopo l’instillazione della goccia, per una migliore efficacia, sarebbe meglio stare con gli occhi chiusi 2 minuti.
8) Non prestare o scambiare mai il collirio con altre persone anche se appartenenti allo stesso nucleo familiare. La boccetta del collirio è come lo spazzolino da denti, a ognuno il suo, anche se si è in cura per la stessa patologia.
9) Non utilizzarlo dopo molto tempo dalla prima apertura, perché potrebbe non essere più efficace.
10) Nel caso si debba seguire una terapia a base di più colliri, aspettare almeno 15 minuti tra l’instillazione di un collirio e l’altro. Con un intervallo di tempo inferiore, con il secondo collirio laviamo il primo e alla fine è come averne messo uno solo.
Seguendo queste semplici regole saremo sicuri di fare un giusto utilizzo dei vari farmaci in gocce, evitandoci sgradite sorprese, perché ricordiamoci: «Il collirio non è acqua!»
* Oculista