La Nuova Sardegna

L’intervista

Giuseppe Cederna: «Una settimana da incorniciare tra la mia Sardegna e Russell Crowe»

di Alessandro Pirina
Giuseppe Cederna: «Una settimana da incorniciare tra la mia Sardegna e Russell Crowe»

L'attore romano nell’isola con "Storia di un corpo" di Pennac e nel frattempo torna al cinema con il Gladiatore

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Il viaggio di una vita attraverso il corpo. Lo firma Daniel Pennac, lo mette in scena Giuseppe Cederna. L’attore romano, uno dei grandi interpreti della generazione Mediterraneo di Salvatores, arriva in Sardegna con “Storia di un corpo”, regia di Giorgio Gallione, che sotto le insegne Cedac sarà oggi alle 20.30 a Nuoro al Bocheteatro, domani a Lanusei e a Carbonia.

Cederna, può essere considerato un viaggio a tappe nella vita attraverso il corpo?

«Direi assolutamente di sì. Forse è lo spettacolo più bello che ho fatto, che più mi rappresenta in questo momento grazie alla sua scrittura profonda, ironica. Sembra che Gallione e soprattutto Pennac lo abbiano scritto per me, per il mio corpicino un po’ sardo (la mamma dell’attore era originaria di Isili, ndr). D’altronde, è la storia della nostra macchina per vivere».

Pennac fa partire la storia da un regalo post mortem, in forma di diario, che un padre fa alla figlia adorata.

«Tutto inizia quando ha 12 anni, è con gli scout e viene legato a un albero. Da quella sventura giura che non dovrà più avere paura. E così inizia a capire, in quella improvvisazione che è la vita, come si diventa se stessi, come si sopravvive ai lutti, ai fallimenti erotici, come si affronta la scoperta del sesso con cui diventerà prima padre e poi nonno. Sempre tramite il corpo. Ma se si parla del corpo femminile si dice donna e mistero, lo stesso purtroppo non si può dire del corpo dell’uomo. Le donne conoscono il corpo degli uomini, lo amano, ne vivono le debolezze, gli egoismi, con tenerezza il suo indebolirsi. C’è sempre una grande compassione verso il corpo, che è anche verso la vita stessa».

Come reagisce il pubblico?

«Applaude, e applaude il proprio corpo. Il testo è scritto così bene che mi sembra di averlo scritto io. Lo stesso succede al pubblico, perché è la storia del viaggio della propria vita. È come se anche loro fossero sul palco: quando applaudono è come se ringraziassero loro stessi».

Lei è da solo sul palco, ma non è un monologo.

«È uno spettacolo con un attore solo. Accanto a me ci sono 14 valigie che prendono vita, si illuminano. Le ha create Marcello Chiarenza, sono come un circo in miniatura. E poi ci sono le luci di Andrea Violato, un mago».

Ha mai incontrato Pennac?

«Sono un suo fan da anni, lo incontrai nei primi anni 2000 al festival della letteratura di Sarzana. Presi anche un bicchiere di vino con lui e pensai: chissà se mai farò un suo spettacolo. Ora l’ho fatto e presto lo vedrà anche lui: sono certo che si sorprenderà del modo in cui questo corpo post sessantenne di Cederna entra nella sua storia e diventa la storia della nostra vita».

Oltre il teatro cosa c’è nei suoi progetti?

«Mi è capitata una grande sorpresa. Ho fatto un provino per un personaggio incredibile che ha una sola scena, bellissima. È un film sul processo di Norimberga che si sta girando in questi giorni a Budapest. Sono appena rientrato dal set e ho stretto la mano a Russell Crowe, ho ancora la sua immagine davanti ai miei occhi. Questa è una bellissima settimana: sono tornato a fare cinema e adesso sono qui a respirare la mia Sardegna».

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