Paolo Crepet: «Genitori, mollate il telefonino»
L’ultimo libro dello psichiatra si intitola “Mordere il cielo” e verrà presentato il 4 agosto ad Alghero all’Anfiteatro di Maria Pia per l’Alguer Summer Festival 2024
Il suo ultimo libro, “Mordere il cielo”, è già un successo editoriale ma come già accaduto per “Prendetevi la luna”, anche la conferenza spettacolo dedicata a questo ultimo lavoro sta richiamando il pubblico nei teatri di tutta Italia. Psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista, Paolo Crepet porterà in scena “Mordere il cielo” sabato 4 agosto all’Anfiteatro Ivan Graziani di Maria Pia ad Alghero, nell’ambito dell’Alguer Summer Festival 2024. «Io non giudico niente e nessuno ma in un Paese nel quale abbiamo il 99,9 per cento dei promossi si vedono stuoli di genitori festeggiare con mazzi di rose, dj, alcol…Cosa si sta festeggiando? Il nulla, visto che la stragrande maggioranza viene promossa».
In cosa stanno sbagliando i genitori?
«Quasi tutto. Una delle prime cose che vedono i neonati è un adulto che sta al telefonino a guardare divertito il filmato di un gattino che scende le scale. L’altro giorno ero in una stazione e c’era una mamma con un bambino di 10 anni col raffreddore. Ho visto che lei tirava fuori un fazzoletto, gli faceva soffiare il naso e poi lo rimetteva in borsa. Questo è il contrario dell’educazione. Da piccolo ricordo che ero un bambino abbastanza agitato, sa cosa mi diceva mia nonna quando andavo al mare? “Badati”. Non era una pedagogista ma in quel verbo c’era tutto».
Ad un certo punto dice che in passato ha vissuto molto di cinismo, ora invece vorrebbe invecchiare da romantico.
«In realtà lo sono già romantico. Sono stato cinico perché la mia vita è stata molto dura, mia madre è morta giovane e ho perso il mio maestro molto presto, quando avevo ancora bisogno di lui. Ora posso concedermi il lusso del romanticismo e guardare tutti questi adulti che dicono “il mondo tanto è così, non c’è niente da fare”, il massimo del cinismo. Vede, io dico cose molto ovvie, scontate, però poi a teatro vengono sempre in tantissimi. E alla fine, a forza di dire qualcosa di banale qualcuno mi ascolta».
Mi faccia un esempio.
«Da poco ho incontrato il Ministro dell’Istruzione, in precedenza avevamo discusso di una mia affermazione presente nel libro, mi domandavo chi avesse avuto la brillante idea di istituire il registro elettronico a scuola. Cosa gliene frega ad un genitore sapere dove è sua figlia alle 10:24 o se è stata interrogata in geografia? Saranno fatti suoi. Sa cosa mi ha detto il ministro? Che sta preparando un disegno di legge per ritornare al registro cartaceo. Vedrà però in quanti si opporranno a questo disegno di legge».
Le dico alcune delle parole che ricorrono più spesso nel libro: emozioni, empatia, anestesia.
«Ormai non si reagisce più a nulla, neanche ad una strage di bambini se avviene lontano da noi. Mi domando dove sono finite le nostre emozioni, non parlo solo dell’Italia, è un discorso che riguarda tutto il mondo occidentale, ormai sembriamo quasi anestetizzati a tutto».
A chi propone l’inserimento di due ore settimanali a scuola di educazione sentimentale risponde che farebbe vedere ai ragazzi “Full metal jacket” di Stanley Kubrick. Perché?
«È un film meraviglioso e geniale ma a prescindere da questo è un film che parla di educazione alla violenza, di guerra, di follia e di odio e proprio per questo porta i ragazzi a farsi delle domande. Mi piacerebbe leggere il tema di un ragazzo che ha visto quel film, capire qual è la sensibilità di uno studente di oggi davanti alla storia di quei ragazzi che vanno a sparare in Vietnam».
Perché “Mordere il cielo”?
«Perché sono stufo di vedere persone che mordono la terra, che si sono arrese e vivono con la fronte bassa. Mordere il cielo significa emozionarsi, assumersi il rischio di cercare emozioni e non guardare solo cose ripetitive su un oggetto di 10 centimetri illuminato da qualche migliaio di pixel».