Profumi di Brasile a Cagliari: Nella griglia churrasco, maminha, cupin e picanha
Andersom Fisher e Fabiano Moreira gestiscono il locale dove l’atmosfera ricorda i quartieri di Rio de Janeiro
L’aria del Brasile si respira subito, insieme al profumo dei piatti proposti. La bandiera giallo-oro, le magliette di calciatori del Cagliari, che in tanti hanno frequentato il locale, altre magliette di squadre come il Flamengo o il Gremio, i tavoli in legno. Sembra di essere finiti a Rio de Janeiro, nel quartiere Lapa, o a Flamengo oppure a Botafogo. Invece siamo in via Nuoro, a Cagliari. Il locale è nato nel 2014 ed è un punto di riferimento per chi conosce la cucina del paese sudamericano e ama il sistema dell’all you can eat, tipico della maggior parte dei ristoranti brasiliani.
A gestirlo sono Andersom Fisher e Fabiano Moreira. Tutto è nato dal lavoro precedente di Fisher. «Ho giocato nella serie A di calcio a 5 a lungo e sono arrivato in Italia nel 2005. Dopo aver giocato a Roma sono stato ingaggiato in Sardegna: Ats Quartu, Elmas, Monastir, Delfino. Ho trovato la donna della mia vita, Daniela di Quartu, e dopo aver avuto un figlio abbiamo pensato di stabilirci qua».
La passione per la cucina c’è sempre stata. «Sono originario di un posto vicino a Porto Alegre, nel Rio grande do sul. Li c’è la tradizione di cucinare il churrasco, la carne mista alla griglia. Così quando mi hanno proposto di lavorare da Picanhas, ristorante che aveva aperto al Poetto, ho accettato. Il calcio finisce ma la vita continua e io dovevo iniziare ad avere un lavoro. Quella esperienza mi è servita a imparare tanto». Da lì poi l’idea con Moreira di aprire il locale di via Nuoro. «Abbiamo rilevato un’attività che si chiamava Smell club sandwich. Avevano un buon numero di follower sui social e siamo partiti da quella base inserendo Brasil dopo Smell, misto inglese-portoghese a significare profumo di Brasile». L’attività funziona, si arriva anche ad avere 130-140 clienti. Apertura tutti i giorni a pranzo e a cena escluso il lunedì, giorno di riposo. Si parte con un ricco buffet e poi i clienti girano il cartoncino rosso che hanno sul tavolo e con il verde indicano il momento in cui i camerieri servono le carni di diversi tipi infilate nello spiedo. E hanno la possibilità di mangiare quanta carne vogliono. Un sistema che si chiama “rodizio”: i camerieri quando il piatto viene vuotato, ripassano per servire nuovamente le pietanze allo spiedo. Infine i dolci tipici brasiliani.
«La formula incontra tanto successo – sottolinea Andersom – perché coniuga qualità e costo. Puntiamo su prodotti di buon livello, molti dei quali arrivano dal Brasile». Si parte dunque con il buffet: i clienti possono riempire il piatto avendo tante opzioni a cominciare da alcune davvero tipiche del Brasile: la feijolada (fagioli neri con carne di maiale), il salpiçao (pollo sfilato e condito con cipolle, peperoni, carote, mais, maionese, olive, uvetta e piselli), la farofa (farina di manioca, burro e pancetta). Immancabile il riso (si usa preferibilmente il basmati) e il pao de queijo (panini brasiliani al formaggio). Insieme anche altre pietanze più locali come cozze gratinate, astice insalata di mare, gamberi, patate con polpo e altro ancora. E poi il punto forte di un ristorante brasiliano: la carne.
«Quando arriva il via libera dei clienti col cartellino verde – dice Andersom - passiamo con la carne infilata negli spiedi: vitello, costolette di maiale, maminha, capocollo, filetto, cupim, pollo, salsiccia, la picanha e altro ancora». La chiusura è dedicata a un altro classico: ananas cotto con la cannella e i dolci. «Abbiamo il beijnho – elenca Amderson –, pallina di cocco con latte condensato, il brigadeiro, palline di cioccolato, il brigadeirão, tortino di cioccolato e cocco. E ancora cheese cake alla maracujà».