La Nuova Sardegna

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Buon gusto – Speciale miele

Nell’isola la filiera del miele soffre, la crescita è ostacolata dalla siccità

di Paolo Ardovino
Nell’isola la filiera del miele soffre, la crescita è ostacolata dalla siccità

Manca ancora un marchio unico della Sardegna per combattere la contraffazione

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Presidente e direttore di Coldiretti Sardegna lo dicono all’unisono: «Sembrerà paradossale, ma anche le api soffrono la siccità». In tempi in cui ancora esiste chi nega che il clima sia cambiato, questa notizia potrebbe anche stupire ma no, è tutto vero. Le api sono sempre meno perché soffrono il caldo, la carenza di acqua e un meteo mai uguale. Rimangono così spaesate, le api, che per i Greci erano sacre per il nettare che producevano in abbondanza. Oggi nell’isola gli apicoltori fanno fatica a riempire le arnie come fino a qualche anno fa. Eppure la filiera del miele è ambiziosa, ha sviluppato tante varietà di miele e intende crescere. Questo in teoria, perché in pratica ogni sogno di crescita è mutilato dalla moria di api che Coldiretti segnala dal 2023. Siccità e poche api da un lato, ma anche l’altra faccia della medaglia non sorride.

La confederazione regionale dei produttori, attraverso i suoi vertici, parla di «concorrenza sleale»: si riferisce a marchi, per lo più esteri, che importano miele sintetico, e a marchi di qualità scadente che in qualche modo fanno l’occhiolino alla Sardegna. Ancora non esiste un’etichetta che riunisca e tuteli il miele della Sardegna e permetta di crearne un brand unico e verificato. Questo anche perché i numeri sono deboli e negli ultimissimi anni si sono ristretti ancora di più. Quattro anni fa, in base al rilevamento Coldiretti su dati dell’Osservatorio nazionale del miele nel 2021, erano 2.366 gli apicoltori presenti nell’isola, di questi sono 1.431 gli apicoltori per autoconsumo e 935 quelli per il commercio, mentre erano 49.221 gli alveari. Numeri che non trovano una corrispondenza precisa oggi ma la direzione di Coldiretti assicura che gli apicoltori attivi in Sardegna siano poche centinaia. Le ultime due annualità hanno fatto registrare segni meno per gran parte dei produttori. Sull’intero 2023, secondo l’Osservatorio del miele, il danno medio ha sfiorato l’80% della produzione del miele di agrumi con un mancato ricavo per alveare di oltre 60 euro e un mancato ricavo totale di circa 2,2 milioni di euro solo per il miele di agrumi. Solo una parte, considerando che tra le varietà più richieste dal mercato nell’isola c’è il tradizionale millefiori, il miele di asfodelo (dove l’isola risulta tra le regioni leader dell’Italia), di eucalipto.

Un anno fa in un resoconto di Coldiretti venivano citate le aree di Basso Campidano, Sarrabus, Gerrei e alcune zone della Trexenta, tra quelle più colpite dai picchi di caldo prolungato e carenza di acqua, che si sono tradotte in perdita del 40% delle famiglie di api. E un calo netto nella produzione che sarebbe continuato nel medio-lungo termine. Dalla confederazione assicurano che le criticità siano sempre presenti e coinvolgano apicoltori di varie aree nel sud ma anche nel nord. D’altronde, è pur sempre un mestiere itinerante, che segue i cambi del clima, l’istinto nomade delle api e le infiorescenze di macchia mediterrane sparse.

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