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Stop al genocidio: lo dice Ghali, lo gridiamo tutti. Dalla polemica post Sanremo all’uso dei manganelli

di Claudia Fancello*
Stop al genocidio: lo dice Ghali, lo gridiamo tutti. Dalla polemica post Sanremo all’uso dei manganelli

Tre parole con le quali tutti dovrebbero essere d’accordo, eppure hanno scatenato un’enorme polemica e numerosi attacchi al cantante

29 marzo 2024
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Stop al genocidio. Queste le tre semplici parole pronunciate da Ghali sul palco dell’Ariston al festival di Sanremo. Tre parole con le quali tutti dovrebbero essere d’accordo, eppure hanno scatenato un’enorme polemica e numerosi attacchi al cantante. Il primo a ribattere è stato Alon Bar, l’ambasciatore israeliano che ha giudicato vergognoso il fatto che un festival di tale importanza venga usato per diffondere odio. Ma il cantante non ha mai detto che il colpevole fosse lo Stato di Israele.

Il giorno dopo, durante la puntata di Domenica In, Ghali replica affermando di avere parlato di questi temi fin da quando era bambino, ma la Rai si schiera ufficialmente a favore di Israele. Durante la stessa trasmissione, un altro cantante, Dargen D’Amico, ha provato a parlare di migrazione, ma è stato zittito dalla conduttrice. Ma perché zittire? Dov’è finita la libertà di espressione garantita dall’articolo 21 della Costituzione? Perché quando un gruppo di ragazzi protesta contro la guerra viene picchiato dalle forze dell’ordine? È libertà di manifestare questa? No. Quelli scesi in piazza lo scorso 23 febbraio erano studenti che stavano chiedendo di cessare il fuoco in Palestina, “armati” solamente di striscioni.

È normale che dei ragazzi vengano pestati durante una protesta per la pace? Un’enormità tale che, per la prima volta nella storia, anche il Capo dello Stato ha sentito il dovere di dire che quando i manganelli intervengono sui ragazzi è un fallimento. È normale che 10 ragazzi vengano feriti da dei poliziotti durante una protesta davanti alla sede della Rai a Napoli per difendere ciò che ha detto Ghali? È normale che un uomo venga identificato dalla Digos per aver urlato “viva l’Italia antifascista” in uno stato che fonda la sua vita democratica su una costituzione antifascista? No, non è normale. Dove ci porterà tutto questo? Ad una completa privazione di espressione della propria opinione? Israele da anni vìola le risoluzioni dell’Onu per non aver rispettato accordi sottoscritti con i palestinesi, e il fatto che la politica italiana e la TV di Stato non consentano di poterlo liberamente dire è spaventoso.

Come è spaventoso il silenzio di tantissime persone, dettato da paura di esporsi o da indifferenza. Invece c’è bisogno di parlare di ciò che sta accadendo. Le generazioni future devono guardare questo momento storico con disprezzo, non con approvazione. Bisogna bloccare subito ciò che sta accadendo, prima che sia davvero troppo tardi. Stop al genocidio.

*Claudia frequenta il liceo Sebastiano Satta a Nuoro


 

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