Sit-in di Amnesty al porto di Cagliari davanti al panfilo del figlio del presidente della Guinea Equatoriale
Un paese povero nonostante le immense ricchezze naturali e un capo di stato accusato di spietate repressioni. Tra le vittime secondo l'organizzazione internazionale anche un cittadino italiano
CAGLIARI. Sit-in di protesta di una delegazione di attivisti cagliaritani del Gruppo 128 di Amnesty International nel porto di Cagliari, pontile della Sanità, dove è ormeggiato dal 27 agosto scorso un lussuosissimo esemplare della nautica diportistica d’elitè: l’Ebony Shine, gioiellino da 100 milioni di dollari, 76 metri, tre piani, manco a dirlo batte bandiera delle Isole Cayman.
Il suo proprietario, al di là dei conti in banca, è un personaggio internazionale di un certo rilievo non è uno qualunque: Teodorin Obiang, figlio del presidente della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, di fatto dittatore che gestisce le immense ricchezze del piccolo Stato africano come se fossero sue personali. Mentre la popolazione vive notoriamente al di sotto della soglia di povertà, come riportano gli indici economici internazionali. La presenza da una settimana nel porto di Cagliari del maxi yacht, ha spinto gli attivisti di Amnesty International a manifestare il dissenso dell’associazione per i diritti umani nei confronti della famiglia Obiang, artefice dello sfruttamento delle ricchezze della Guinea Equatoriale, stato ricchissimo di petrolio, diamanti e uranio ma con un reddito pro capite della popolazione di assoluta povertà. «Che Teodorin Obiang si trovi a Cagliari, è una vergogna per l’Italia - ha dichiarato i giorni scorsi Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia -. Su di lui pesano due condanne spiccate negli Stati Uniti e in Francia per reati economici, in particolare per corruzione e riciclaggio di denaro. Nel suo Paese presiede da anni una spietata repressione. Tra le vittime, anche il cittadino italiano Fulgencio Obiang Esomo, che sta scontando una pena a 60 anni di carcere. La condanna è per una inesistente accusa di tentato colpo di Stato ai danni del dittatore Teodoro Obiang».
Il sit-in degli attivisti di Amnesty davanti all’Ebony Shine ormeggiato nel pontile Sanità, spesso attracco di panfili e maxi yacht di emiri, sultani e potenti personaggi internazionali, si è svolto senza problemi di ordine pubblico e si è concluso in meno di un’ora.