La Nuova Sardegna

L’inchiesta

Massimiliano Mulas: le mille facce dello «stupratore seriale»

di Ilenia Mura
Massimiliano Mulas: le mille facce dello «stupratore seriale»

I profili sui social, i tentativi di adescamento, le città in cui agiva il violentatore dell’11enne a Mestre: ecco la sua storia

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Sassari Trasferito in una cella per sex offender, criminali sessuali, a Gorizia. E a incastrare Massimiliano Mulas ci sarebbero «prove schiaccianti» conferma il suo legale Ignazio Ballai che sta studiando le carte dell’arresto per violenza sessuale aggravata. La vittima, non la prima dell’uomo: una bimba di 11 anni, pedinata dalla palestra a casa, dove sarebbe riuscito a entrare commettendo uno «dei peggiori crimini concepibili», come lo ha definito il presidente del Veneto Luca Zaia, che si è domandato «come è possibile che un individuo già condannato per tre violenze sessuali» fosse in libertà. Sarebbe riuscito ad entrare in casa della famiglia della bimba che stava pedinando e sulla quale avrebbe commesso le violenze, poi, spaventato dalle urla di un vicino, sarebbe scappato perdendo il borsello coi documenti, prima di essere arrestato, tre ore dopo, il 10 aprile scorso, dai carabinieri della Compagnia di Mestre. Le telecamere di un circuito di videosorveglianza avrebbero ripreso Mulas mentre scappava da un palazzo di viale San Marco, per poi raggiungere la stazione dei treni dove il giovane carabiniere Carmine Tondi, 23 anni, da un anno e mezzo in servizio alla stazione di Mestre, lo ha fermato insospettito dal suo atteggiamento dando il via all’arresto dell’uomo.

Rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, ieri mattina Massimiliano Mulas è stato trasferito in quello di Gorizia. In attesa di essere probabilmente interrogato dal pm Anna Andreatta, la reclusione di chi è considerato dalla legge un molestatore seriale, o meglio un criminale sessuale, è da scontare in una cella destinata ai cosiddetti sex offender. «Andrò in carcere da Mulas nelle prossime ore, la questione è complessa, non escludo di chiedere un interrogatorio al pm», ha ribadito il legale Ballai che difende Mulas dai tempi del carcere di Lanusei, dove scontò un’altra condanna per violenza sessuale. Una delle numerose in oltre 20 anni di reati commessi. Fra questi anche un processo per circonvenzione di incapace ancora in corso a tempio Pausania. Accusato di falso, sempre a Tempio, da quella accusa venne assolto. La sua permanenza nell’isola è stata breve. È nella penisola che la scia dei reati contestati a Massimiliano Mulas segna il suo passaggio in città come Perugia, Spoleto, Torino, Cuneo e Verona. Fino a Padova. Tutte città dove il 45enne colleziona ripetute accuse di violenze, arresti e condanne.

Il suo è l’identikit di uno sbandato che di volta in volta si costruisce una nuova identità, nascosta dietro profili social falsi costruiti per catturare le sue, sempre più giovani, prede. Ha studiato a Schönbornschule Karlsdorf. Vive a Perugia. Vive a Padova. Di Villanovafranca. Di Bruchsal. Nella sequenza di post pubblicati in oltre dieci profili per fare amicizia con le ragazzine, di cui è follower, compare anche la mappa dell’ultima città in cui si trova il 22 luglio 2013, a Padova: «Ciao a tutte io sono qui, deciderò», scriveva oltre 10 anni fa. Massacrato in queste ore dagli haters, nelle foto social sorride, fa le smorfie, scrive di sentirsi solo. Non sono altro che le mille facce, le mille vite di quello che l’opinione pubblica considera «lo stupratore seriale»: Massimiliano Mulas, nato in Germania a Bruchsal, Baden-Württemberg, residente a Tempio Pausania. Deve rispondere di violenza sessuale aggravata su minore, oltre la violazione di domicilio.

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