La Nuova Sardegna

Nuoro

Teppismo

Presepe di marmo distrutto a martellate

di Nino Muggianu
Presepe di marmo distrutto a martellate

Vandali in azione nella collina del Carmelo a Dorgali. «Oltraggio gratuito»

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Dorgali Vandali in azione durante la notte hanno distrutto il presepe in marmo della collina del Carmelo, intitolato a padre Sebastiano Fancello. Sdegno e rabbia in tutta la comunità. Un gesto vile, inspiegabile, che ha lasciato tutti sgomenti. Un simbolo di fede, tradizione e partecipazione collettiva, divenuto negli anni punto di riferimento per residenti e visitatori. L’opera è stata presa a martellate. Il presepe con figure in marmo alte anche oltre un metro, era stato donato alla popolazione 12 anni fa dalla ditta di lavorazione del marmo “Sassi di Tiscali” di Angelo Serra, come atto di generosità e amore per il territorio. Negli anni, grazie al coinvolgimento delle scuole dell’infanzia e dell’impegno di tante mani volontarie, l’opera si era arricchita di nuovi elementi, diventando un piccolo gioiello artistico e umano, testimone del legame tra generazioni e tra sacro e comunità. La notizia dell’atto vandalico ha suscitato l’indignazione generale e una profonda amarezza. Tra le voci più accorate, quella dell’associazione Padre Sebastiano Fancello, da sempre impegnata nella valorizzazione dei luoghi della spiritualità e della memoria collettiva.

«Un oltraggio gratuito – hanno detto – non solo contro un’opera d’arte, ma contro tutto ciò che rappresenta: l’unione, la tradizione, la fede. Non possiamo accettare che simili gesti restino impuniti. Siamo senza parole. Il presepe di marmo arricchito con cura e amore dai bambini delle scuole, insieme a genitori, insegnanti e volontari della nostra associazione, è stato vandalizzato e distrutto. Un’opera collettiva, nata per valorizzare il parco del Carmelo intestato a Padre Sebastiano Fancello, con la voglia di condividere bellezza, tradizione e speranza, cancellata da un gesto vile e insensato. È un colpo al cuore. Non solo per chi lo ha realizzato, ma per tutta la comunità. Perché quel presepe non era solo un simbolo religioso: era un simbolo di unione, partecipazione, educazione al rispetto».

La speranza è che il sistema di videosorveglianza presente nella zona abbia potuto riprendere i responsabili, consentendo alle forze dell’ordine di identificarli. La distruzione del presepe è una ferita che brucia. Ma da questa ferita nascerà una reazione: la volontà collettiva di ricostruire, di non lasciarsi intimidire, di affermare con più forza i valori di rispetto, cultura e comunità.
 

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