Santa Teresa, «la romantica Valle della Luna regno dell'illegalità e degli abusi edilizi»
Interrogazione dei consiglieri regionali Giagoni e Mundula: chiedono l'intervento della Regione, l'esproprio per pubblica utilità e un presidio di Forestas
SANTA TERESA. L'eden selvaggio di Cala Grande, tra graniti e macchia mediterranea, assomiglia sempre di più al regno dell'illegalità, del degrado e degli abusi edilizi. Più nota come Valle della Luna, nome che la comunità hippy diede a questo angolo di paradiso negli anni Sessanta quando vi si stabilì, l'area da alcuni decenni è un'oasi fuori dalle regole, una repubblica indipendente.
Quest'anno però le segnalazioni sullo stato della zona hanno travolto i social e i cellulari degli amministratori al punto da spingere i consiglieri regionali, Dario Giagoni della Lega e Nico Mundula di Fratelli d'Italia, a chiedere l'intervento della Regione. Propongono l'esproprio dei terreni, attualmente di proprietà privata, per pubblica utilità e di affidare il controllo della valle a Forestas per rirpristinare lo stato dei luoghi e garantire la vigilanza.
A Cala Grande le regole che ogni cittadino è tenuto a rispettare non si applicano. Area marina protetta all'interno della penisola di Capo Testa, area Sic, sito di interesse comunitario, candidata a diventare patrimonio dell'umanità, nei fatti nella Valle della Luna vige la totale anarchia.
Vietata la pesca. Ma qualche giorno fa la Capitaneria di porto ha sequestrato il gommone di un "abitante" delle "case nelle rocce" perché scoperto a pescare. Il pesce sarebbe stato poi venduto ai turisti.
Vietato raccogliere conchiglie dall'arenile. Alla Valle della Luna le conchiglie nostrane vengono invece vendute in improvvisati banchetti e si possono acquistare a "offerta libera".
Vietato accendere fuochi e fare campeggio. In tutta l'area ci sono tende e materassi e le serate del fuoco vengono finanziate dalle offerte degli escursionisti.
Ci sono poi le grotte naturali, spettacolari sculture di madre natura scavate nel granito, utilizzate come abitazioni, colorate sia all'interno che all'esterno. In alcuni casi i sassi della valle sono stati usati come mattoni e impilati con cemento fino a creare muri e locali. Tutto rigorosamente abusivo.
Non mancano poi rigogliose piante di marijuana coltivate in vaso.
«Un’area da preservare e tutelare - si legge nell'interrogazione di Giagoni e Mundula -. Questo però non avviene come dovrebbe. Sono sempre più frequenti, infatti, le segnalazioni di abitanti del posto e/o turisti che dopo averla visitata rimangono basiti dalla situazione che vi ritrovano. I campeggiatori abusivi, ormai da decenni abituali dell’area, sono soliti praticare tagli nella vegetazione e accendere talvolta fuochi che costituiscono un problema per la sicurezza e la libera fruizione del luogo, alcuni vivono nei vari anfratti delle rocce arrivando a modificarne pesantemente la morfologia altri, addirittura, parrebbero essere arrivati alla realizzazione di vere e proprie opere edilizie abusive con annesse recinzioni e divieti di passaggio che inevitabilmente modificano i sentieri naturali che da anni vi si ritrovano. A tutto questo si aggiungono le attività illecite, quali vendita non autorizzata di prodotti di varia natura, vendita abusiva di conchiglie recuperate nelle spiagge limitrofe e spaccio di sostanze stupefacenti. Una situazione paradossale, che stride con la bellezza e la meraviglia del paesaggio e dell’ambiente che necessita di un intervento risolutivo e decisivo. Per questo abbiamo deciso di presentare un’interrogazione consiliare agli assessori dell’Ambiente e degli Enti locali in primis per dare risalto alla questione, e poi per chiedere di prevedere l’esproprio dell’area, essendo ancora in parte in mano di privati cittadini, e affidarla al controllo dell’Agenzia regionale Forestas che garantirebbe il ripristino dello stato dei luoghi e la sua salvaguardia».