Tempio, nuovo flop per il bando: Rinaggiu non si vende più
di Marco Bittau
Scaduto il termine e nessuna offerta per l’acquisto dell’ex complesso termale. Il sindaco: «Non ci sarà un terzo tentativo, l’area diventerà un parco»
10 giugno 2022
3 MINUTI DI LETTURA
TEMPIO. Doveva essere il grande progetto per il rilancio di Tempio e dell’Alta Gallura, ma due bandi di gara andati deserti nel giro di pochi mesi lo hanno praticamente gambizzato. L’ex complesso termale di Rinaggiu, eterna incompiuta gallurese, da questo momento non è più sul mercato: niente alberghi, niente campus e impianti sportivi, niente scuole di alta formazione. Niente di niente. Il Comune di Tempio, bene che vada, ne farà un parco urbano per valorizzare le sorgenti. Almeno per ora. Amareggiato il sindaco, Gianni Addis: «Non ci sarà un terzo bando di vendita». Significa che la partita è chiusa.
Cosa è successo è presto detto. Sabato scorso è scaduto il termine per presentare le offerte d’acquisto. Deserto assoluto e per il bando messo a punto dal Comune di Tempio è il secondo flop dopo la prima gara andata deserta (tra mille polemiche) lo scorso novembre. Basta e avanza per tumulare forse per sempre l’ambizioso disegno di realizzare a Rinaggiu un centro turistico sportivo internazionale. Una beffa atroce per i tempiesi che del rilancio dell’ex stabilimento termale sentono parlare da decenni. Mai dire mai, ma le prime dichiarazioni rilasciate a caldo non lasciano intravedere spiragli di apertura.
«È una grande delusione – dice con amarezza il sindaco Addis – abbiamo perso anni di lavoro per mettere a punto un’operazione in cui abbiamo creduto con convinzione già dalla passata amministrazione. Non è stato facile, perché per Tempio e i tempiesi Rinaggiu è un grande patrimonio storico e ambientale, ma soprattutto è un luogo identitario. Quella della vendita non è stata una decisione facile: abbiamo discusso a lungo in consiglio comunale e ci siamo anche trovati d’accordo con l’opposizione, salvo rare eccezioni. Abbiamo informato la popolazione sulla bontà dell’operazione. Tutto è stato fatto con chiarezza e trasparenza». «Adesso – aggiunge il sindaco – il Comune proprietario deciderà le sorti del compendio. Lì c’è già un progetto di parco inclusivo già avviato e che verrà completato, si valorizzeranno le sorgenti. Certo, se arriverà un compratore realmente interessato si vedrà, ma noi non svendiamo il nostro territorio. Chi è interessato deve manifestarsi con nome e cognome perché questo è quello che è mancato con i misteriosi investitori internazionali. Noi abbiamo apparecchiato la tavola, ma i commensali non si sono mai presentati».
La stessa amarezza mostra proprio il gruppo di investitori dal principio interessato all’affare, ma sempre contrario alle modalità del bando. «C’è molta amarezza – dice l’avvocato Salvatore Deiana, che rappresenta la società Salima srl – in quanto il gruppo che rappresento ha cercato di evidenziare eccessive gravose condizioni alla partecipazione al bando e, senza per questo credere di essere portatori di verità assolute, purtroppo i fatti argomentano che non c’è stata alcuna volontà di confronto. Un confronto che certamente avrebbe creato le condizioni per il raggiungimento di un obiettivo importante per Tempio e per l’Alta Gallura».
Difficile oggi immaginare se gli stessi investitori sono ancora interessati. «Stando così le cose no – taglia corto l’avvocato Deiana, che però non chiude la porta – bisognerà comprendere se da parte di entrambi e nel rispetto delle norme di valenza pubblica possa ancora esistere questo interesse, attraverso un concreto reciproco rispettoso confronto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Cosa è successo è presto detto. Sabato scorso è scaduto il termine per presentare le offerte d’acquisto. Deserto assoluto e per il bando messo a punto dal Comune di Tempio è il secondo flop dopo la prima gara andata deserta (tra mille polemiche) lo scorso novembre. Basta e avanza per tumulare forse per sempre l’ambizioso disegno di realizzare a Rinaggiu un centro turistico sportivo internazionale. Una beffa atroce per i tempiesi che del rilancio dell’ex stabilimento termale sentono parlare da decenni. Mai dire mai, ma le prime dichiarazioni rilasciate a caldo non lasciano intravedere spiragli di apertura.
«È una grande delusione – dice con amarezza il sindaco Addis – abbiamo perso anni di lavoro per mettere a punto un’operazione in cui abbiamo creduto con convinzione già dalla passata amministrazione. Non è stato facile, perché per Tempio e i tempiesi Rinaggiu è un grande patrimonio storico e ambientale, ma soprattutto è un luogo identitario. Quella della vendita non è stata una decisione facile: abbiamo discusso a lungo in consiglio comunale e ci siamo anche trovati d’accordo con l’opposizione, salvo rare eccezioni. Abbiamo informato la popolazione sulla bontà dell’operazione. Tutto è stato fatto con chiarezza e trasparenza». «Adesso – aggiunge il sindaco – il Comune proprietario deciderà le sorti del compendio. Lì c’è già un progetto di parco inclusivo già avviato e che verrà completato, si valorizzeranno le sorgenti. Certo, se arriverà un compratore realmente interessato si vedrà, ma noi non svendiamo il nostro territorio. Chi è interessato deve manifestarsi con nome e cognome perché questo è quello che è mancato con i misteriosi investitori internazionali. Noi abbiamo apparecchiato la tavola, ma i commensali non si sono mai presentati».
La stessa amarezza mostra proprio il gruppo di investitori dal principio interessato all’affare, ma sempre contrario alle modalità del bando. «C’è molta amarezza – dice l’avvocato Salvatore Deiana, che rappresenta la società Salima srl – in quanto il gruppo che rappresento ha cercato di evidenziare eccessive gravose condizioni alla partecipazione al bando e, senza per questo credere di essere portatori di verità assolute, purtroppo i fatti argomentano che non c’è stata alcuna volontà di confronto. Un confronto che certamente avrebbe creato le condizioni per il raggiungimento di un obiettivo importante per Tempio e per l’Alta Gallura».
Difficile oggi immaginare se gli stessi investitori sono ancora interessati. «Stando così le cose no – taglia corto l’avvocato Deiana, che però non chiude la porta – bisognerà comprendere se da parte di entrambi e nel rispetto delle norme di valenza pubblica possa ancora esistere questo interesse, attraverso un concreto reciproco rispettoso confronto».
©RIPRODUZIONE RISERVATA