A Olbia l’auto della scorta di Falcone: la moglie di Montinaro incontra gli studenti
Il ricordo della strage di Capaci con la vedova di uno degli agenti uccisi
Olbia Una donna coraggio. Una donna che non ha mai avuto paura della mafia e che continua a girare l’Italia per parlare di giustizia e legalità. Ma è anche una donna che quando ha di fronte i giovani, usa il loro linguaggio, li fa divertire, li coinvolge, anche se gli argomenti sono forti e dolorosi.
Così, quando Tina Montinaro (moglie di Antonio Montinaro, uno degli agenti di scorta del giudice Falcone) comincia a parlare al museo archeologico, ecco che gli studenti si lasciano andare in una sana risata. «Lo devo proprio dire. Mio marito era uno strafigo esagerato, ma io ero una grande gnocca. Ci sposammo nel suo paese, Calimera, in Puglia. Ed ero già incinta. Quando lo conobbi, infatti, la prima cosa che lui mi disse era questa: “Però se esci con me non è per guardare le stelle”. Dopo un paio di mesi ci rincontrammo a Palermo per puro caso e non abbiamo guardato le stelle. Da lì è nato il nostro amore: cinque anni di matrimonio e due figli. Il primo lo chiamammo Gaetano nel rispetto delle usanze meridionali. Mio marito volle invece chiamare il nostro secondo figlio Giovanni, proprio come il suo capo. Perché per lui Giovanni Falcone era una persona preziosa, da proteggere, a ogni costo. Stiamo parlando di un poliziotto che aveva la consapevolezza di poter saltare in aria da un momento all’altro. Perché quando, nell’89, ci fu il mancato attentato nella villa del dottor Falcone, divenne ancor più pericoloso scortare il giudice. E quindi tutti gli agenti vennero convocati dal dirigente: chi non se la sentiva di continuare sarebbe potuto andare via. In molti se ne andarono, ma tanti rimasero. Uno di questi era mio marito. E quando ne parlammo – continua Tina Montinaro – lui fu chiaro e lucido, con me. “Quando decideranno di ucciderci non verranno con armi leggere. Però sappi che io non ho l’intenzione di mollare il giudice Falcone perché sì, ho paura, ma non sono un vigliacco. Io devo proteggere quell’uomo per ciò che sta facendo per l’intero Paese. Però il giorno che ci ammazzeranno mi dovrai raccogliere con il cucchiaino perché di me non resterà più nulla. Lui fece una scelta. Scelse da che parte stare. Anche se gli costò la vita».
Era il 23 maggio del 1992 quando l’auto di scorta di Giovanni Falconee venne fatta esplodere. A bordo della Fiat Croma viaggiavano gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani ed Antonio Montinaro. Gli studenti sarebbero rimasti lì ad ascoltare per ore Tina Montinaro. E, solitamente timidi, l’hanno invece sommersa di domande. Hanno lasciato le sedie per stringerle la mano, per dimostrarle tutto il loro affetto. Anche un bambino, figlio di un poliziotto, ha voluto abbracciarla. Ma questo incontro con le scuole è stato solo una parte di un evento ben più articolato organizzato dall’associazione “DonatoriNati-Polizia di Stato” rappresentata dal presidente nazionale Claudio Saltari, dal presidente per la provincia di Sassari Christian Puddu, che è anche dirigente della polizia di frontiera aeromarittina di Olbia e dal vice presidente della Sardegna Daniele Rocchi. L’iniziativa dal titolo “ Dal sangue versato al sangue donato”, a cui hanno collaborato l’associazione Quarto Savona 15 e i vigili del fuoco, è partita davanti al municipio – presenti la prefetta Grazia La Fauci e il sindaco Settimo Nizzi – per sensibilizzare tutti sui temi dell'antimafia, della solidarietà e della legalità in occasione dell'esposizione della teca dell'auto di scorta di Falcone.
Qui si è svolta, con il contributo dell’Avis, una raccolta straordinaria di sangue. Tra i nuovi donatori anche il procuratore della Repubblica di Tempio Gregorio Capasso. «Abbiamo apprezzato molto il gesto del dottor Capasso – ha detto il presidente dell’Avis Gavino Murrighile –, soprattutto per lo spirito emulativo che evoca. Da sempre le forze dell’ordine hanno rappresentato un solido baluardo di donazioni e ora che anche il procuratore si è aggiunto, speriamo di incrementare ulteriormente le donazioni». E mentre al museo archeologico (c’erano anche tutte le forze dell’ordine) era in corso l’incontro con Tina Montinaro, all’Ipia si è parlato del mondo del volontariato con l’Avis e la Croce Rossa.