La Nuova Sardegna

Olbia

Il rogo

Olbia, il fuoco cancella il cantiere nautico: si indaga su cause e responsabilità

di Dario Budroni

	L'interno del cantiere dopo il rogo (foto Vanna Sanna)
L'interno del cantiere dopo il rogo (foto Vanna Sanna)

Primi sopralluoghi nel capannone di Nautica Acqua. Li Gioi (M5s): «Ora il distaccamento portuale dei vigili del fuoco»

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Olbia Pareti annerite e una enorme distesa di vetroresina in cenere. Il capannone di Cala Saccaia si presenta come un gigantesco forno ancora rovente. Dopo quasi 20 ore di fuoco non resta più nulla. Anche il tetto è in buona parte crollato. Il cantiere Nautica Acqua è stato cancellato da un incendio che ha divorato tutto ciò che si trovava all’interno. Quaranta le barche andate in fumo, alcune delle quali lunghe anche 30 metri. Esaurita la nuvola nera, adesso bisogna però individuare le cause del rogo scoppiato martedì pomeriggio, 22 aprile, in via Madagascar. L’operazione non è delle più semplici, considerato che il fuoco potrebbe aver cancellato ogni possibile traccia. Il dolo è praticamente escluso, perché il cantiere era in quel momento aperto e, al suo interno, c’erano tecnici e operai al lavoro. In ogni caso, qualcosa non deve essere andata per il verso giusto. I danni sono ultramilionari e sarà una indagine a fare luce su quanto accaduto a Cala Saccaia e ad accertare eventuali responsabilità. A fare un sopralluogo, ieri mattina, 23 aprile, è stato il procuratore di Tempio Gregorio Capasso. Presenti anche il comandante del Reparto territoriale dei carabinieri, Michele Monti, e il personale dello Spresal.

La fiamma. Gli investigatori dovranno capire se tutto, dal punto di vista della sicurezza, ha funzionato secondo le procedure previste dalla legge. E soprattutto bisognerà cercare di capire da cosa è stato generato il fuoco. Le fiamme sarebbero comunque partite da una barca presente nel cantiere, forse a causa di un cortocircuito o comunque di qualche altro tipo malfunzionamento. «Le cause le vedremo con calma – sottolinea Antonio Giordano, comandante provinciale dei vigili del fuoco anche ieri a Olbia –. Saranno oggetto di indagini, poi vediamo a chi la Procura le delegherà. Per adesso, sappiamo che c’erano dei lavoratori: hanno visto una fiamma, sono usciti fuori e hanno subito dato l’allarme». Un danno enorme per la società Nautica Acqua, fondata nel 2012 dall’esperto del settore nautico Raffaele Virdis e dal Gruppo Gaias. Struttura devastata a parte, il grosso del danno deriva dalle imbarcazioni in quel momento presenti nel cantiere e che sarebbero dovute essere presto consegnate ai proprietari in vista della stagione. Si parla di decine di milioni di euro. Una partita nella quale entreranno in gioco anche le assicurazioni. Per domare e contenere l’incendio, ed evitare che le fiamme raggiungessero i capannoni vicini, i vigili del fuoco hanno lavorato con numerose squadre e anche mezzi speciali, compresi quelli dell’aeroporto e un elicottero arrivato da Fertilia.

La caserma. Un incendio che, tra le altre cose, ha ricordato alla città che il golfo olbiese è ancora privo di un distaccamento portuale dei vigili del fuoco. Una battaglia che va avanti dalle prime rivendicazioni sindacali del 1994 e che non si è ancora conclusa. Un assenza pesante, considerato che il porto di Olbia è il primo in Italia per numero di passeggeri e che la linea di costa nord del golfo interno è disseminata di cantieri. Senza poi contare il mercato crocieristico, la presenza di più marine e un porto turistico in fase di costruzione al molo Brin. In realtà, comunque, la caserma esiste. È stata realizzata alcuni anni fa a Cala Saccaia, ma non è ancora entrata in funzione perché è stata costruita sulla canaletta di una fogna che potrebbe causare un allagamento. Con la ditta esecutrice dei lavori c’è un contenzioso in corso e, al momento, la struttura è nelle mani del Provveditorato delle opere pubbliche di Cagliari. Questo, infatti, prevede la legge quando le opere non sono concluse. «Auspico che la direzione centrale dei vigili del fuoco chieda al Provveditorato di cedere la struttura, anche se i lavori non sono del tutto conclusi, al comando provinciale – interviene Roberto Li Gioi, consigliere regionale M5s e presidente della commissione Governo del territorio –. Per risolvere il problema della fogna basterebbero poche decine di migliaia di euro. Con lo sblocco della situazione, il comando potrebbe accedere ai relativi finanziamenti e quindi intervenire. È una questione burocratica e Olbia non può più aspettare. Speriamo nel buon senso».

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