«Contratto mai firmato», le Marine Oristanesi sfrattano undici diportisti ribelli
Ordine di lasciare il porticciolo di Torregrande entro dieci giorni e richiesta di 6.225 euro per coprire le spese di ormeggio dei primi nove mesi dell’anno. I proprietari delle barche contestano la decisione: hanno sempre pagato la quota, anche se non avevano firmato il contratto
Oristano Le Marine Oristanesi si preparano a sfrattare gli irregolari. Termine da usare tra mille virgolette, perché gli undici diportisti che sono stati raggiunti da una lettera della società che gestisce il porticciolo di Torregrande non si ritengono tali né tanto meno abusivi. Per prima cosa, anche se non avevano firmato il contratto proposto, hanno pagato la quota regolarmente per l’ormeggio in tutti questi mesi del 2024 e sono pronti a sfidare la società in qualsiasi modo. Potrebbe essere una partita che finisce in tribunale e a innescarla è l’ultimo provvedimento comunicato a quei proprietari di imbarcazioni che non avevano sottoscritto, a inizio anno, il nuovo contratto. Ritenevano infatti che ci fossero delle clausole che non potessero essere accolte, ma nel frattempo hanno continuato a corrispondere, mese per mese, la quota che tutti gli altri diportisti pagavano a seconda delle dimensioni dell’imbarcazione che hanno ormeggiata al porticciolo.
Giovedì 3 ottobre, però, a firma del presidente delle Marine Oristanesi, Gianni Salis, è arrivata la mail in cui li si avvisa che la «situazione debitoria nei confronti della società per l’indebito utilizzo dell’ormeggio a partire dal 1° gennaio 2024 sino a tutto settembre ammonta a 6.252,40 euro netti dell’importo già bonificato», ben più dei circa 2.500 euro che hanno sin qui sborsato per tenere la barca nel porticciolo. A questa comunicazione segue un prospetto in cui vengono indicate le tariffe e poi l’ulteriore comunicazione: «Ai sensi dell’articolo 11 del regolamento del porto» il proprietario dell’imbarcazione «è obbligato a rimuoverla senza dilazione dall’ormeggio illegittimamente ancora occupato». E non finisce qui, perché arriva l’ultimatum. La comunicazione «Vale come preavviso, per cui, decorsi inutilmente ulteriori dieci giorni, la società si riterrà libera di provvedere alla liberazione del posto barca» con alaggio a carico dell’utente.
Il piatto è servito, ma difficilmente verrà digerito perché il malcontento galleggia tra le acque del porticciolo, dove da mesi era in corso un braccio di ferro tra un gruppo di proprietari di barche e le Marine Oristanesi. I primi avevano contestato da subito le nuove clausole contenute nel contratto e addirittura ritengono le Marine Oristanesi non autorizzate a proporre alcun contratto perché non ritengono valido il passaggio dalla gestione comunale a quella del privato. Pur non avendolo firmato hanno continuato a pagare la quota mensilmente e ora sono alla finestra. Hanno verificato la presenza di giurisprudenza che darebbe loro ragione. Una sentenza dice infatti che il diritto di ritenzione cioè di prendere possesso di un bene altrui è esercitabile eccezionalmente da depositari di beni che spendano per la conservazione di quello stesso bene. D’altro canto anche Gianni Salis sostiene di essere nel giusto quando cita l’articolo 1161 del codice della navigazione laddove si parla di occupazione abusiva di spazio demaniale.