La Nuova Sardegna

La falsa testimonianza del mostro di Arbus

Enrico Carta
Sergio Curreli
Sergio Curreli

Sergio Curreli è condannato all'ergastolo per una serie di omicidi

3 MINUTI DI LETTURA





 ORISTANO. Una condanna in più non potrà certo cambiargli la vita. Dietro le sbarre dovrà comunque rimanere, probabilmente sino alla fine dei suoi giorni. Solo che proprio quando pensava di non aver più molto da dire alla giustizia italiana, il "mostro di Arbus", al secolo Sergio Curreli, dovrà ripresentarsi di fronte ai giudici.  A 52 anni e con l'ergastolo da scontare, difficilmente si impressionerà per un nuovo processo in cui dovrà rispondere di falsa testimonianza. Il rinvio a giudizio di uno dei personaggi storici della mala del Guspinese tra gli anni '80 e '90 - il suo nome nell'immaginario collettivo resta legato principalmente all'efferato omicidio della coppia di fidanzati tedeschi che furono uccisi nella marina di Arbus - è arrivato nei giorni scorsi.  L'esito di questa nuova vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto sembrerebbe in realtà già scritto. Non foss'altro perché poggia le sue fondamenta su un processo che si celebrò proprio ad Oristano e che vide la sua conclusione nel maggio del 2009. In quell'occasione Sergio Curreli era il testimone chiave di un caso irrisolto che per anni era rimasto chiuso nei cassetti della procura di Cagliari.  Era addirittura il 1994 quando il "mostro di Arbus", che si trovava già in carcere, aveva dichiarato al pubblico ministero cagliaritano Alessandro Pili di essere a conoscenza del nome di uno degli autori dell'agguato ai danni di due carabinieri avvenuto a Desulo nel 1992. A quell'epoca era un collaboratore di giustizia, ma le sue dichiarazioni sul caso non furono prese nella dovuta considerazione.  La competenza territoriale del procedimento sarebbe però dovuta essere quella del tribunale di Oristano, dove il fascicolo arrivò solamente nel 2006. Fu ripreso in mano e in breve tempo si arrivò al rinvio a giudizio del desulese Giannetto Casula, a sua volta protagonista di vari episodi criminali che insanguinarono la Sardegna a cavallo tra gli anni '80 e '90.  Sergio Curreli dichiarò che a sparare ai carabinieri Attilio Mazzoni e Leonardo Nencetti era stato proprio Giannetto Casula. Quest'ultimo si era confidato e aveva raccontato un particolare che inevitabilmente poteva essere conosciuto solo da chi a veva premuto il grilletto: aveva visto lo scintillio del proiettile nel momento in cui colpiva la mitraglietta del carabiniere che proprio per quel caso fortuito ebbe salva la vita.  Diventato collaboratore di giustizia, Sergio Curreli raccontò questo particolare. Quattordici anni dopo il caso arrivò in aula a Oristano, ma prima ancora di rispondere alle domande del pubblico ministero, il testimone disse di non voler rispondere perché non gli erano più garantiti i benefici del programma di protezione per i testimoni.  Per Giannetto Casula arrivò l'assoluzione, per Sergio Curreli, oggi assistito dall'avvocato Dina Mereu, è arrivato un nuovo rinvio a giudizio. La richiesta del pubblico ministero Andrea Padalino Morichini è stata accolta dal giudice per le udienze preliminari, Francesco Alterio.  L'imputato non era in aula, chissà se lo sarà a nel prossimo mese di marzo, quando si celebrerà il processo.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
Criminalità

Sassari, decine di tentati furti da Tecnomat: raffica di denunce

Le nostre iniziative