Dalla Regione soldi solo ai professionisti
di Antonello Palmas
Nella manovra previsti ristori post covid solo per le società maggiori. In rivolta le società dilettantistiche: noi dimenticati
27 ottobre 2021
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SASSARI. La pioggia di milioni, ben dieci “per ripianare i mancati incassi” a causa della pandemia, non tocca lo sport che ha sofferto più di tutti e rischia di non risollevarsi, quello dilettantistico. La manovra di bilancio della Regione ha premiato le società sportive professionistiche “che rappresentano l’espressione massima della Sardegna”: tra i beneficiari sicuri il Cagliari e la Dinamo, per il resto non si sa, ma saranno club ai massimi livelli nelle rispettive discipline. Come reagiscono gli enti di promozione? «Pur capendo i problemi delle realtà professionistiche legati al Covid – dice Tore Farina, della giunta nazionale Uisp – ricordo che si tratta pur sempre di società di capitale. E ciò di cui mi preoccuperei di più è del fatto che ci sono piccole società dilettantistiche che a causa della pandemia non riapriranno più, con tanta gente che non può fare attività sportiva. Delle tante famiglie in difficoltà che non possono mandare più i figli a fare sport. Per quanto riguarda la Uisp, con il Covid solo il comitato di Sassari che, ad esempio, faceva fare attività motoria a 1300 anziani in tutta la provincia, ha visto dimezzati i numeri di oltre il 50%. Significa che il tesseramento si è ridotto. I grandi club hanno sofferto, intendiamoci. Ma 10 milioni sono tanta roba. Non bisogna guardare solo ai vertici, le medaglie alle Olimpiadi che pure ci rendono felici e giocano un ruolo importante, ma anche allo sport dei volontari, di quelli che nessuno considera. E che pure sono la terza agenzia educativa dopo famiglia e scuola».
«Abbiamo 76 anni di storia, siamo nati nel 1944, prima delle federazioni – dice Mario Casu, presidente regionale del Csi, una marea di campionati di calcio dai bambini di sei anni in su, e tante altre attività – Prima della pandemia avevamo 21mila tesserati nell’isola (8000 solo nel Sassarese) e 131 società sportive (100 nel nord). Non si contano i personaggi dello sport che sono passati attraverso il Centro sportivo, dai gemelli Piga a Fabio Aru. Voglio ricordare che i bambini crescono proprio frequentando le associazioni sportive come le nostre, dove apprendono il rispetto per gli avversari e per le regole del gioco». Eppure sembra che in questo momento non sia lo sport di base la priorità, a giudicare da quanto accade nell’aula consiliare di Cagliari. «Lo scorso anno con la legge 17 ci diedero solo le briciole, dato che il 75% andava alle federazioni che pure hanno già i contributi Coni. E la legge 22 distribuì risorse per la crisi Covid in maniera disuguale: a noi arrivarono 98mila euro, alla Figc 5 milioni. Certo loro hanno le scuole calcio e tante uscite, ma la differenza è tanta. Credo che ci sentiremo con gli altri enti per decidere come muoverci».
«Lo sport professionistico va sostenuto – afferma Gianni Cadoni, presidente della Figc sarda – realtà come Cagliari o Dinamo sono un patrimonio di tutti, svolgono un importante ruolo di traino, e anche se hanno diritti tv e altre entrate, devono affrontare tanti costi. Mi limito a considerare ciò che viene dato ai dilettanti: lo scorso anno abbiamo beneficiato della legge 22 che ha erogato 5 milioni a tutte le Asd, quest’anno erano 4 e con la manovra sembra sia stato aggiunto il milione mancante. Ci sappiamo accontentare e dobbiamo riconoscere che la Regione da 3 anni ci assiste in maniera importante. Speriamo solo che prosegua a farlo, perché sono risorse fondamentali perla tenuta dello sport dilettantistico che svolge un’attività sociale incredibile, entrando in tutte le comunità. Magari con un’impostazione triennale che eviti di farci vivere ogni anno nel dubbio e consenta di programmare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Abbiamo 76 anni di storia, siamo nati nel 1944, prima delle federazioni – dice Mario Casu, presidente regionale del Csi, una marea di campionati di calcio dai bambini di sei anni in su, e tante altre attività – Prima della pandemia avevamo 21mila tesserati nell’isola (8000 solo nel Sassarese) e 131 società sportive (100 nel nord). Non si contano i personaggi dello sport che sono passati attraverso il Centro sportivo, dai gemelli Piga a Fabio Aru. Voglio ricordare che i bambini crescono proprio frequentando le associazioni sportive come le nostre, dove apprendono il rispetto per gli avversari e per le regole del gioco». Eppure sembra che in questo momento non sia lo sport di base la priorità, a giudicare da quanto accade nell’aula consiliare di Cagliari. «Lo scorso anno con la legge 17 ci diedero solo le briciole, dato che il 75% andava alle federazioni che pure hanno già i contributi Coni. E la legge 22 distribuì risorse per la crisi Covid in maniera disuguale: a noi arrivarono 98mila euro, alla Figc 5 milioni. Certo loro hanno le scuole calcio e tante uscite, ma la differenza è tanta. Credo che ci sentiremo con gli altri enti per decidere come muoverci».
«Lo sport professionistico va sostenuto – afferma Gianni Cadoni, presidente della Figc sarda – realtà come Cagliari o Dinamo sono un patrimonio di tutti, svolgono un importante ruolo di traino, e anche se hanno diritti tv e altre entrate, devono affrontare tanti costi. Mi limito a considerare ciò che viene dato ai dilettanti: lo scorso anno abbiamo beneficiato della legge 22 che ha erogato 5 milioni a tutte le Asd, quest’anno erano 4 e con la manovra sembra sia stato aggiunto il milione mancante. Ci sappiamo accontentare e dobbiamo riconoscere che la Regione da 3 anni ci assiste in maniera importante. Speriamo solo che prosegua a farlo, perché sono risorse fondamentali perla tenuta dello sport dilettantistico che svolge un’attività sociale incredibile, entrando in tutte le comunità. Magari con un’impostazione triennale che eviti di farci vivere ogni anno nel dubbio e consenta di programmare».
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