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Il polo universitario di Olbia vent’anni dopo la sua nascita

di Paolo Ardovino
Il polo universitario di Olbia vent’anni dopo la sua nascita

Professionisti del turismo: «Rete con enti pubblici e privati del territorio ma con uno sguardo internazionale»

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La presentazione del polo universitario di Olbia è affidata al professore Gianfranco Benelli, presidente del Corso di laurea triennale in Economia e management del turismo del Disea. Professore associato di Diritto della navigazione, parla dal suo ufficio le cui vetrate danno sugli studenti chini sui libri nell’area studio. Siamo all’aeroporto Costa Smeralda. La particolarità tutta olbiese è quella di un’università che non è solo accademia, quanto vera e propria formazione di professionisti che possano esaltare il turismo della Sardegna. O diventare, come già sta accadendo, eccellenze individuali in grandi realtà nel mondo.

Quando nasce il progetto per portare l’università a Olbia?

«Il polo universitario è stato fondato nel 2001 dal professor Francesco Morandi, che ha aperto la sede gemmata e negli anni ne ha orientato i corsi e programmato lo sviluppo insieme all’allora rettore Alessandro Maida. L’approdo a Olbia dell’università è stato un investimento che ha visto l’interessamento in primo piano del comune di Olbia, anche allora il sindaco era Settimo Nizzi. Si sono create le condizioni per l’apertura della sede e l’avvio dei primi corsi coinvolgendo il consiglio comunale che in quel momento era presieduto dal professore Carlo Marcetti, che ha insegnato al polo per tanti anni».

Un’università in aeroporto. La condizione è unica: gli studenti che studiano il turismo si trovano a stretto contatto con i turisti in viaggio.

«Sì, questo è un fattore estremamente stimolante. Il primo anno accademico si svolse all’istituto Deffenu nel 2003, l’anno dopo il trasferimento nell’attuale sede. Possiamo parlare di un grande impegno tra pubblico e privato, Geasar ha creduto nella formazione universitaria e creò appositamente gli spazi. La situazione in cui si trovano gli studenti, cioè di portare avanti studi a trazione turistica, si ripercuote all’atto pratico nell’osservazione immediata, nel reperimento di dati e materiale di prima mano, per dire».

Si può tracciare un profilo di chi decide di iscriversi ai corsi di Olbia?

«Per molto tempo una gran parte era composta da studenti-lavoratori. C’è sempre stata, ed è una cosa che riteniamo fondamentale, la presenza di persone già nel mondo del lavoro che avvertono la necessità di qualificarsi, professionalizzarsi. Da un nostro ultimo sondaggio interno, comunque, ora quasi tutti gli iscritti sono giovani neodiplomati provenienti da Olbia, dalla Gallura ma anche da altre province. E stiamo puntando molto sugli studenti stranieri con il corso magistrale».

Il binomio tra studi caratterizzati dalla componente turistica e il contesto olbiese è vincente a rigor di logica. Come si uniscono formazione e mondo del lavoro?

«Non c’è dubbio che questo tipo di laurea è nata a Olbia perché qui trova un contesto adatto a favorire un certo percorso successivo. Nel tessuto imprenditoriale del territorio c’è forte richiesta, un’offerta di stage anche sovrabbondante (ride, ndr), con le più importanti imprese del territorio. Specialmente nei settori del turismo e collegati, come alberghiero, trasporti, organizzazione viaggi, nautica, ma anche presso professionisti o nella pubblica amministrazione. Nel tempo, l’offerta didattica affianca alla classica lezione frontale, già dal secondo anno della triennale, seminari, laboratori, confronti diretti con imprenditori per incentivare anche percorsi di auto-imprenditorialià».

Ci racconta la vita universitaria?

«Gli studenti iscritti al Disea nei tre corsi erogati a Olbia sono circa 300. I docenti, tra professori e ricercatori, sono una trentina. Ecco, un aspetto che penso sia importante è il rapporto numerico ottimale tra studenti e docenti e con le condizioni strutturali: la concentrazione degli spazi in un unico luogo fa sì che si venga a formare una piccola e coesa comunità accademica, quasi come nelle università medievali se ci pensa. Anche il gruppo dei docenti è eterogeneo per età, provenienze, materie e si creano collaborazioni multidisciplinari. Poi gli studenti studiano qui a due passi dagli uffici, se non capiscono qualcosa su lezioni o manuali basta bussare».

Quali sono i servizi a disposizione di chi frequenta il polo?

«Tra gli spazi che Geasar mette a disposizione del consorzio UniOlbia, c’è uno student hub, il servizio mensa è fornito sempre qui in aeroporto al ristorante self service Karasardegna in convenzione con l’Ersu. Abbiamo molti fuori sede, per cui da quest’anno con l’accordo tra consorzio, Cipnes ed Ersu sono disponibili alcune camere al Geovillage. E poi spazio alla mobilità: sono attive numerose convenzioni con atenei di tutta Europa per svolgere periodi di studio all’estero con il progetto Erasmus, ma anche studio e tirocinio nei paesi extra-Ue col progetto Ulisse».

In definitiva, perché studiare a Olbia?

«Per chi voglia specializzarsi nel settore dell’economia e dell’organizzazione e gestione dell’impresa turistica, la proposta di Olbia è la più completa in Sardegna e tra le più competitive non solo in Italia, ma anche nel panorama internazionale. Ci tengo a ricordare che per la seconda volta, il Disea è dipartimento di eccellenza, cioè anche per il 2023-2027 è riconosciuto tra i migliori 180 dipartimenti d’Italia».

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