La Nuova Sardegna

Sanità malata

Troppi rischi negli ospedali: «Pene severe e più polizia»

di Luigi Soriga
Troppi rischi negli ospedali: «Pene severe e più polizia»

Sassari, una porta esterna: così l’uomo è entrato nel blocco operatorio. Addis (Ordine dei medici): «Pochi filtri, siamo i più esposti alla violenza»

24 settembre 2024
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Sassari Gli ospedali, di notte, non sono certamente delle fortezze inviolabili. Anzi, quando il personale medico finisce il turno e i corridoi diventano silenziosi, per entrare c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ci sono diverse porte esterne non presidiate dal servizio di portierato. Giovedì scorso, poco prima della una di notte, l’uomo che poi ha fatto irruzione nel blocco operatorio delle cliniche ha aperto indisturbato o l’ingresso che c’è davanti a malattie infettive, oppure una delle porte che si trovano nella parte retrostante di Palazzo Clemente. Da quel momento, e a quell’ora della notte, l’ospedale diventa un labirinto da esplorare liberamente. Senza il pericolo di incrociare qualche divisa che chieda delle spiegazioni e che cacci via gli intrusi.

«Ciò che è accaduto giovedì alle cliniche è sicuramente un episodio molto grave – dice il presidente dell’Ordine dei medici di Sassari Nicola Addis – i blocchi operatori, da sempre sono, per mille motivi, compresa la contaminazione, sono le zone più riservate e inaccessibili agli estranei. Quelle da proteggere più degli altri. Non voglio immaginare cosa sarebbe successo se al momento fosse stato in corso un intervento chirurgico». La falla, nel sistema di vigilanza dell’Aou di Sassari, è evidente ed espone gli operatori sanitari ad ulteriori rischi nell’ambito del proprio lavoro. «Questo episodio è diverso dagli altri atti di vera violenza verso nei confronti di medici e infermieri ai quali ci ha abituato la recente cronaca. L’autore della violenza infatti non è un paziente esasperato, alterato, o con problemi mentali. Stavolta c’era di mezzo una questione personale, tra un uomo e la sua ex compagna. Tuttavia, a subire la violenza, è stato un oss, perché come sempre accade gli operatori sanitari sono il primo impatto di fronte al cittadino, troppo spesso sono loro a fare da parafulmine e a rischiare l’incolumità. Perciò è necessario rafforzare il filtro attorno alle strutture sanitarie. I posti di polizia, vicini ai Pronto Soccorso hanno sempre avuto un duplice ruolo importante: deterrenza verso i male intenzionati e senso di sicurezza per gli operatori che lavorano con preoccupazione. Ma se gli organici delle forze dell'ordine sono risicati, anche la vigilanza armata può essere utile, così come gli ingressi video sorvegliati possono rivelarsi utili anche nei posti di Guardia medica».

Poi, naturalmente, la sicurezza degli ospedali va anche di pari passo alle risposte assistenziali che sono in grado di offrire agli utenti. «Il peccato originale di quello che succede è proprio la crisi del Sistema sanitario nazionale non in grado di dare risposte sufficienti, efficaci e in tempi rapidi. Qui casca l'asino. I pazienti non sono più pazienti e la pazienza l’hanno persa da tempo. Il personale sanitario diventa automaticamente la prima vittima su cui scaricare il malcontento e l'insoddisfazione. Al di là poi del fatto che il protagonista sia un paziente psichiatrico, o sotto effetto di alcool o stupefacenti o solo uno che pretende, giustamente, una risposta alla sua sofferenza. Fondamentalmente è venuto a mancare il rapporto empatico, quasi ieratico, tra medico e paziente. Occorre rispolverare il vecchio slogan. «Il nemico non è il Medico ma la Malattia». Per quanto riguarda l’asticella della sicurezza nei presìdi ospedaliere, le proposte sono queste: arresto in flagranza differita. Inasprimento delle pene, controllo degli accessi nelle strutture sanitarie. Posti di polizia o in ogni caso vigilanza sugli accessi». 

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