Tribunali, il Governo: «Riapriamo le sedi staccate». Olbia e Alghero sperano
Con i tagli della ministra Severino nel 2012 l’isola dovette rinunciare a 8 sezioni
Sassari In gergo li chiamano “tribunalini” e per farne fuori qualcosa come 220, poco più di dieci anni fa, l’allora ministra Severino impiegò il tempo di un battito di ciglia. Ma per le sedi staccate dei tribunali presenti in tutta Italia sta per arrivare il momento della rivincita. Anche in Sardegna.
L’idea di far “resuscitare” le strutture periferiche della giustizia rimbalza da qualche tempo sui tavoli della maggioranza in Parlamento e il recente annuncio del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, lo conferma: l’esponente di Fdi ha nel cassetto un disegno di legge per riaprire alcune delle sedi soppresse, che presto verrà presentato al Senato. «La stagione dell’arretramento dello Stato nei presidi di legalità sul territorio è finita – ha dichiarato Delmastro –. È tempo di invertire quella tendenza, che riteniamo sia stata deleteria per l’erogazione della giustizia e per la presenza dello Stato sul territorio».
«Il governo – ha confermato l’altro sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari – è impegnato in una riflessione più ampia per garantire una revisione periodica degli uffici giudiziari, in modo da rispondere con flessibilità alle esigenze di medio e lungo termine». Il colpo di mannaia, contestatissimo, risale al 2012, con la riforma della giustizia varata dal governo Monti: sotto i colpi della ministra Paola Severino caddero 220 sedi staccate di tribunali in tutta Italia e un totale di 667 giudici di pace. Vennero conservate soltanto 31 procure antimafia. Un taglio orizzontale che portò risparmi quantificati allora in circa 50 milioni di euro. Tanti, in termini assoluti, assai pochi se si pensa alla necessità di garantire un presidio di legalità su tutto il territorio. La Sardegna pagò il suo prezzo: per quella che la politica definì trasversalmente “la più grande fuga dello Stato dall’isola”, vennero fatte fuori otto sedi staccate: le sezioni di Olbia, Alghero, La Maddalena, Carbonia, Iglesias, Macomer, Sanluri e Sorgono. Nel caso dell’isola, scampò ai tagli soltanto il giudice di pace della Maddalena, come nelle altre piccole isole.
Severino ignorò i pareri delle commissioni di Camera e Senato che avevano messo nero su bianco elenchi di sedi da salvare e criteri perché la mannaia non si abbattesse in maniera indiscriminata sulla distribuzione capillare del sistema giustizia. Ora tutto torna in ballo e anche la Sardegna attende di scoprire quante e quali tra le sedi messe in freezer potranno riprendere a operare. «Si tratta di una proposta della quale avevamo già discusso in occasione delle revisione geografica giudiziaria – dice Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia, vice presidente della commissione Giustizia alla Camera –. È una proposta all’interno della quale ci inseriremo per valutare come muoverci per quanto riguarda la nostra regione: è evidente che il Sulcis, Olbia e i territori più interni, come anche Sorgono , meritano di avere un presidio di legalità. Il senso della proposta, che è proprio quello di una riforma complessiva che abbia quell’obiettivo. I tempi? Il confronto sulla proposta del sottosegretario inizierà presto, credo immediatamente dopo la chiusura della partita legata alla separazione delle carriere».
«Io penso invece che si tratti solo di propaganda – dice Silvio Lai, deputato del Pd –. Quei tribunali vennero chiusi anche perché il numero di magistrati presenti non era compatibile con qualcosa che somigliasse a un buon funzionamento. Non è questa la strada per accorciare i tempi della giustizia, l’efficienza si migliora potenziandoli e dotandoli di un numero adeguato di magistrati».