Valledoria, il parroco aveva paura di qualcuno: un mese fa la richiesta di andare via
Prima dei due attentati, strani furti e altri incendi a La Ciaccia e La Muddizza
Inviato a Valledoria Aveva paura di qualcuno e voleva andare via da Valledoria prima dei due incendi ravvicinati che hanno scosso la comunità. «Don Francesco Mocci aveva chiesto al vescovo di Tempio di essere trasferito circa un mese fa» racconta l’avventore di un bar del paese che dimostra di essere ben informato. Ma la Diocesi non ha fatto in tempo a trovargli una nuova sistemazione prima dei due pesanti avvertimenti che hanno reso la chiesa del “Cristo Re” inagibile e danneggiato un’ala dell’abitazione a due piani del parroco.
«Forse qualcuno lo minacciava e il sacerdote sapeva che prima o poi quel qualcuno sarebbe passato alle vie di fatto, così come è accaduto» aggiunge l’uomo che accetta di raccontare quello che a Valledoria sanno in tanti, a patto che il suo nome non finisca sul giornale. La sua paura sarebbe aumentata negli ultimi mesi dopo alcuni episodi sospetti, come dei furti di denaro all’interno della sua abitazione e degli strani cortocircuiti con principio di incendio iniziati a maggio, prima nella chiesa della Ciaccia e poi in quella della Muddizza, due frazioni di Valledoria.
Don Francesco era certamente pronto a fare le valigie qualche settimana prima di Natale, ma a farlo andar via da Valledoria solo due giorni fa, dopo poco più di due anni alla guida della parrocchia, è stata una decisione inevitabile, presa d’urgenza da monsignor Roberto Fornaciari per garantire la sua incolumità. Originario di Villanovaforru, il sacerdote per dieci anni era stato un militare nell’esercito italiano come addetto al servizio Eod, il corpo specializzato a disinnescare gli esplosivi. Davanti alla chiesa del “Cristo Re”, alla periferia del paese, due giorni dopo il secondo rogo appiccato durante la messa, l’aria è ancora pesante e sa di bruciato. Per terra, a pochi passi dai sigilli disposti dalla Procura della Repubblica di Sassari, ci sono i vetri infranti e anneriti della sacrestia che nessuno ha raccolto.
A gennaio questo centro balneare - sulla carta di poco più di 4000 anime - sembra un paese fantasma. Amatissimo dai tedeschi in estate, in inverno si svuota e le serrande dei ristoranti e degli autonoleggi si abbassano in attesa della nuova stagione calda. Sulla via principale che porta verso la spiaggia di San Pietro a mare restano aperti qualche sala slot, un paio di bar e un grande supermercato. «Don Francesco aveva ospitato a casa delle persone in difficoltà – racconta l’avventore del bar – e aiutava chi aveva bisogno, anche elargendo denaro». Il sospetto in paese è che qualcuno possa aver approfittato della sua generosità e abbia iniziato a minacciarlo. Durante il lungo interrogatorio in caserma davanti ai carabinieri, due sere fa il sacerdote ha detto di non avere nemici né sospetti.
Il vescovo di Tempio Roberto Fornaciari, che domani sarà in paese per incontrare la comunità ha nominato un legale, l’avvocato Egidio Caredda, «per compiere nelle sedi competenti – ha spiegato monsignor Fornaciari – tutte le azioni atte a salvaguardare il parroco e la comunità parrocchiale». Intanto proseguono le indagini dei carabinieri di Valledoria coordinati dalla Procura sassarese. I prossimi giorni è atteso in paese un nucleo speciale dei vigili del fuoco di Cagliari, composto da esperti nella ricerca di inneschi. La loro relazione sarà fondamentale per il proseguo dell’attività investigativa. Gli inquirenti hanno già sentito diverse persone che frequentavano il sacerdote e passato al setaccio le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza del paese. Il cerchio potrebbe stingersi presto.
«Lasciamo che le indagini vadano avanti e la comunità mostri la sua luce» commenta l’ex parroco, che ha lasciato il paese, ma nelle ultime ore sta riflettendo sull’eventualità di essere presente domani per salutare i suoi fedeli. Don Francesco ci sarà? «Ancora non lo so, ma credo nella comunità di Valledoria e posso dire che questi fatti le appartengono».
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