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Caso Todde, Piero Comandini: «Il nostro sostegno ad Alessandra è sempre più forte»

di Giuseppe Centore

	Piero Comandini e Alessandra Todde
Piero Comandini e Alessandra Todde

Ordinanza di decadenza, il presidente del Consiglio e leader del Pd spiega cosa intendono fare aula e maggioranza

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Cagliari Piero Comandini chiarisce i percorsi legati  all’ordinanza/ingiunzione del collegio regionale di garanzia elettorale. E lo fa indossando sapientemente sia l’abito del rappresentante e garante dell’Assemblea del popolo sardo, che del leader del più importante partito (il Pd) della coalizione che sostiene Alessandra Todde. In questa intervista spiega i futuri passaggi politico istituzionali, non prima di aver rivolto un simbolico abbraccio a colei che ora guida la Regione.

Presidente Comandini, cosa si sente di dire a chi disegna scenari di maggioranza poco convinta nel difendere la Todde?

«Sbagliano in pieno. Il sostegno ad Alessandra in queste settimane è aumentato. Oltre alla solidarietà politica, che non è mai stata messa in discussione, e senza immaginare golpe o complotti che non esistono, c’è anche la solidarietà umana nei confronti di una persona che stava e sta facendo bene e che si è trovata investita di un problema grossissimo di cui non ha secondo me alcuna responsabilità».

Quando l’aula potrà ascoltare le comunicazioni della Presidente?

«Lei mi ha confermato che verrà in aula ma non mi ha ancora comunicato la data. Penso che sia collegata alla presentazione del ricorso, ma accolgo con fiducia la volontà della presidente di non sottrarsi al dibattito in aula e apprezzo soprattutto la sua forza nel venire nella massima istituzione a raccontare come si sono svolti i fatti. Solo questo elemento è un fatto positivo, non solo dal punto di vista politico ma umano».

Prima però tocca a voi. Mercoledì 15 gennaio prima riunione della giunta per le elezioni. Poi cosa succederà?

«I temi sono chiari. Aspettiamo il lavoro dei costituzionalisti e degli avvocati e poi vedremo i passi che farà il Consiglio Regionale. Prima ci sarà il ricorso in tribunale. Quando questo sarà presentato ne sarà formalmente investito il Consiglio. Solo a questo punto la giunta per le elezioni valuterà cosa fare tenendo conto degli atti e dei pronunciamenti della Corte Costituzionale».

A cosa si riferisce?

«Al fatto che la Consulta ha chiarito che la decadenza di un consigliere regionale, e non a caso sottolineo il termine “regionale” avviene a seguito di sentenza definitiva. Affrontare questo dossier comporta camminare in punta di piedi, perché non esistono precedenti in materia e in più non esiste un precedente nel quale viene interessato un presidente della Regione eletto a suffragio universale con le conseguenze che ne derivano nei confronti degli altri 59 consiglieri».

Si riferisce al fatto che se la presidente dovesse decadere, il suo addio comporterebbe automaticamente allo scioglimento della Assemblea?

«Esatto. I consiglieri regionali hanno il pieno diritto oltre che il dovere di poter svolgere il loro lavoro per l’intera legislatura; compito e funzione che verrebbero loro sottratti per una vicenda che non li vede in alcun modo coinvolti. Abbiamo una situazione senza precedenti. Al presidente vengono applicate leggi nazionali, di 32 anni fa, e regionali, di 31 anni fa, pensate e scritte quando il presidente della giunta veniva eletto dentro al consiglio per cui una sua eventuale decadenza non avrebbe provocato i danni che provoca adesso. Per questo ci stiamo muovendo con attenzione e cautela, vista l’assenza di precedenti».

Alcuni pongono anche un problema di legittimità negli atti assunti dalla presidente e conseguentemente dal Consiglio.

«Il consiglio come la presidente sono totalmente legittimati ad andare avanti sino a quando saranno nel pieno delle proprie funzioni come ora. I giudici faranno il loro lavoro, però noi dobbiamo continuare il lavoro per cui siamo stati eletti: affrontare i temi della Sardegna e cercare di porre soluzioni. Non possiamo né dobbiamo attendere le conclusioni di questo procedimento».

La commissione sanità ha avviato i suoi lavori sulla cosiddetta riforma. Il bilancio attende. Sino a quando?

«Ma chi lo ha detto che le commissioni non possano lavorare in parallelo? Sanità, bilancio, istruzione, trasporti, i colleghi devono occuparsi di tutti i temi all’ordine del giorno. Subito, senza indugi».

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