La Nuova Sardegna

La grande sete

Siccità e clima imprevedibile: a rischio le colture dell’estate

di Serena Lullia
Siccità e clima imprevedibile: a rischio le colture dell’estate

La vera emergenza riguarderà meloni, angurie, pomodori, ortaggi e mais. Saba, Coldiretti: «La Regione dia all’acqua la stessa attenzione dell’energia»

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Sassari Un po’ di pioggia è arrivata. Ha dissetato terreni aridi, gonfiato alcuni bacini. Un sollievo a tempo per gli agricoltori. La vera emergenza riguarda le colture primaverili ed estive. Angurie, meloni, pomodori, ortaggi, mais, che senza acqua faranno fatica a crescere. Determinando l’ inevitabile aumento dei prezzi. La siccità e il cambiamento climatico pesano sul futuro dell’agricoltura sarda. E chi lavora la terra lo sa bene. Ciò che manca non è solo acqua a sufficienza per irrigare i campi. La grande assente è la programmazione. Un piano B che compensi il clima sempre più imprevedibile. Con gelate e picchi di calore. Che preveda l’irrigazione di emergenza dei campi. Metta in connessione i bacini e ne realizzi di nuovi. Programmi le colture del futuro. Punti chiave che sono al centro della visione di Coldiretti.

Colture estive a rischio Il direttore regionale di Coldiretti Sardegna, Luca Saba, spiega come la sete delle campagne rischia di pesare sul futuro dell’agricoltura dell’isola. La vera emergenza è dietro l’angolo. «Se dovessimo guardare solo la situazione di oggi, non registriamo particolari problemi, se non a qualche coltura in pieno campo come i carciofi. Ma in questi giorni è anche piovuto, le temperature sono calate». La vera emergenza è programmare il futuro. «Se non si riempiono i bacini non si riuscirà a garantire la quantità di acqua sufficiente per le colture primaverili ed estive. Parlo di colture in pieno campo, dai meloni alle angurie ai pomodori a diversi ortaggi estivi sino alle colture di larga scala come il mais, che chiaramente avrà difficoltà a essere coltivato. Con un inverno e una primavera molto secchi, magari con picchi di calore, non avere acqua a disposizione non consentirà di effettuare le irrigazioni di soccorso che servono proprio per attenuare lo stress che sopporta la pianta nell’affrontare le botte di calore».

Stesse piogge meno acqua Dietro l’assioma non c’è nessuna contraddizione. «La quantità di acqua complessiva caduta in Sardegna non è cambiata, la distribuzione sì – spiega Saba –. Scende più violenta e localizzata. E infatti alcuni bacini della Sardegna sono pieni, altri no. Dobbiamo quindi essere in grado di conservare l’acqua e realizzare un sistema integrato di interconnessione tra bacini idrici per non doverla buttare».

Programmare, programmare, programmare Per Coldiretti c’è solo un modo per mettere al sicuro il futuro agricolo della Sardegna. Programmare interventi di lungo periodo. Che spettano alla Regione. «Noi le idee le abbiamo molto chiare. La nostra piattaforma programmatica presentata ai candidati alle Regionali metteva proprio l’acqua tra i capisaldi – sottolinea Saba -. Ormai è passato un anno. Certo non avremmo potuto recuperare granché, ma almeno avere una idea di programmazione per evitare che l’acqua venisse buttata, come accade oggi. Ci domandiamo come mai, il tema acqua non sia stato trattato con la stessa attenzione riservata all’energia. Nulla da dire sul piano aree idonee, regolamentazione di cui assolutamente c’era bisogno. Ma l’acqua non può passare in secondo piano, soprattutto dopo quanto accaduto la scorsa estate, con villaggi turistici che hanno rischiato grosso. Senza acqua non c’è sviluppo e ci sono situazioni che rischiano di incancrenirsi. C’è necessità di prendere in mano la situazione e lavorare. Su 12.500 chilometri di condotte agricole la perdita è del 53% all’uscita dal bocchettone della diga. E abbiamo 7800 chilometri di reti vetuste, che perdono acqua perché fatte con cemento e amianto che vanno sostituiti. Se non si interviene ora la situazione peggiorerà. Perdere il 53% dell’acqua significa che d’inverno ne invasi 800 milioni e ne perdi 400 appena si aprono i rubinetti e la si mette a disposizione delle aziende».

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