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L'analisi

«Un’apertura e tre chiusure: è il ritmo del commercio locale»

«Un’apertura e tre chiusure: è il ritmo del commercio locale»

Sebastiano Casu (Confcommercio): «Ora serve un piano per il futuro»

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Sassari Nei limiti del commercio al dettaglio e della vendita ambulante, si procede al ritmo «di un’apertura ogni tre chiusure». Non benissimo, per usare un eufemismo.

«Credo sia arrivato il momento di fare un bel respiro e capire quale futuro ci aspetta. Di sicuro c’è che certe attività devono essere svolte da professionisti e gente con capacità, non si può pensare che aprire un bar sia facile per tutti»: la riflessione è di Sebastiano Casu, presidente di Confcommercio Sardegna dall’ottobre 2022.

Il motivo Casu si sofferma sulle «origini» della situazione attuale. Una situazione dove i negozi sono sempre meno. Per il numero uno della Confederazione delle imprese bisogna tornare indietro di una ventina d’anni, «a tutte le liberalizzazioni imposte dalla politica, quando era ministro Bersani – teorizza Casu –. Liberalizzare le licenze e gli orari di apertura non è stata una mossa giusta. Prima le aperture erano gestite a livello comunale. Su come siano cambiate le cose, il discorso è semplice: quando diventa una giungla, non vince il più serio ed eticamente corretto ma semplicemente il più forte». A questo punto il presidente di Confcommercio fa un esempio pratico e pensa a Sassari: «I centri commerciali più recenti sono stati autorizzati dalla Regione, non dal Comune, prescindendo dalla reale necessità del territorio. Questa logica è fonte di tanti guai».

I festivi Nel discorso a livello locale, ultimamente è tornata alla ribalta, anche su queste colonne, la diatriba sul lavoro nei giorni festivi. I titolari di attività commerciali decidono da soli se aprire o chiudere durante la domenica, ma in un momento storico sempre più votato al consumo è diventato pressoché impossibile pensare di non fornire servizi 7 giorni su 7. «Auspicavo alla possibilità di una turnazione, i ritmi di lavoro devono tenere conto del nostro stile di vita e delle abitudini. Mi spiego, la domenica deve tornare a essere tale, e non a essere in funzione dei mercati da inseguire. Bisogna riflettere su ciò che è meglio per la società e serve una delimitazione». L’allarme principale però è per i piccoli paesi che si spopolano, «e dove si spegne un’insegna, si spegne un intero centro».

Possibili scenari La regia nazionale di Confcommercio punta alla rigenerazione dei quartieri. A livello regionale, Sebastiano Casu tratteggia una soluzione «in fase di maturazione» ma che vedrà la luce entro l’anno. L’idea è dare spinta alla creazione di «botteghe» dei Comuni, cioè «un negozio che nel suo piccolo offra i servizi di cui necessita la vita sociale. Dalla parafarmacia, all’alimentari, alla distribuzione dei giornali. Vanno ripristinati i servizi quotidiani per tornare all’agorà del territorio». Sulla proposta c’è già stato un dialogo con l’assessore al Turismo.

Casu infine si cala ancora una volta tra le strade di Sassari: «Basta camminare per via Roma. Oggi qualunque attività dev’essere svolta da professionisti, non possiamo pensare che sia facile aprire un locale e avviare un’impresa, perché è altrettanto facile portare i libri in tribunale». (p.ard.)

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