In pensione col 100% dello stipendio? Ecco come fare per chi ha 30, 40 e 50 anni
Un ruolo fondamentale lo giocano il Tfr e i versamenti aggiuntivi
Il sogno di una pensione pari all’attuale stipendio non è più solo un sogno. attuale stipendio non è più un sogno irrealizzabile. Per i lavoratori dipendenti, specialmente quelli più giovani, il Tfr può diventare un alleato prezioso. Per chi ha già qualche anno in più, sarà invece necessario affiancare al Tfr dei versamenti aggiuntivi, in base all’età e al profilo di rischio prescelto.
Un articolo approfondito del Corriere.it mostra le simulazioni su tre scenari: casi di lavoratori di 30, 40 e 50 anni, con stipendi netti mensili tra 1.800 e 2.200 euro (costanti in termini reali, ovvero con aumenti pari all’inflazione).
In base all’attuale normativa sulla pensione anticipata contributiva – riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 – l’età di pensionamento stimata varia dai 65 anni e 3 mesi per i 50enni, ai 67 anni e 2 mesi per i 30enni. Senza previdenza integrativa, il tasso di sostituzione (cioè il rapporto tra pensione e ultimo reddito) si attesta intorno al 70-72%. Se però si conferisce il Tfr in un fondo pensione, le cose migliorano sensibilmente: si può salire fino al 77% per un 50enne a basso rischio e superare il 100% per un 30enne che scelga una linea ad alto rischio.
Quanto versare per raggiungere il 100% dello stipendio
Per colmare il divario tra pensione base e reddito pieno, servono versamenti integrativi. Si va dai 119 euro al mese per un 40enne ad alto rischio, agli 843 euro per un 50enne a basso rischio. Importi lordi che, grazie alla deducibilità fiscale, si riducono anche del 40% a seconda dell’aliquota Irpef personale.
Se lo stipendio cresce più dell’inflazione
Quando il reddito cresce ogni anno del 1,5% in più rispetto all’inflazione, la pensione futura – pur più alta in valore assoluto – coprirà una quota più bassa del reddito finale. Il tasso di sostituzione scende infatti tra il 55% e il 61%. Anche in questo scenario, il Tfr può dare una mano: si può arrivare al 66% per un 50enne (basso rischio) e all’82% per un 30enne (alto rischio). Ma aumentano anche i versamenti necessari per colmare il gap.
Meglio iniziare presto Il tempo è l’elemento chiave
Più si è giovani quando si comincia a destinare il Tfr a una pensione integrativa, migliori saranno i risultati. Per i 30enni, il solo Tfr può bastare per ottenere una pensione pari allo stipendio. Per chi è più avanti con gli anni, servono versamenti integrativi crescenti.
Un Tfr ancora sottoutilizzato
Dal 2007 al 2023 solo il 22% del Tfr generato nelle aziende è stato destinato alla previdenza integrativa. Il resto è rimasto nelle imprese (se con meno di 50 dipendenti) o nel Fondo di Tesoreria dell’Inps. Un’occasione mancata, considerando che far fruttare il Tfr può fare la differenza per una pensione più serena.